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“Fresh Cream”, ovvero il primo album dei Cream, può considerarsi, in parte, un disco di blues revival. In effetti, i tre componenti della band erano reduci da precedenti esperienze blues. Eric “Clapton” Clapp, il chitarrista, aveva già militato negli Yardbirds e partecipato all’incisione di “Bluesbreakers”, di John Mayall. Lo stesso Clapton conobbe il bassista scozzese Jack Bruce nei Powerhouse, temporanea formazione capeggiata dallo stesso Mayall, e in cui suonò le tastiere Steve Winwood dei Traffic. Il batterista Peter “Ginger” Baker, invece, aveva maturato la propria esperienza con il musicista nigeriano Fela Anikulapo Kuti, nonché nella Graham Bond Organisation.
L’album fu pubblicato nel dicembre del 1966, in seguito al singolo “Wrapping paper”. Le influenze blues sono assai evidenti in gran parte dei brani, molti dei quali sono cover. “Four until late”, ad esempio, è un brano di Robert Johnson. Rispetto all’originale, la versione rielaborata da Clapton appare molto meno enfatica e sofferta, con un’impronta decisamente più rock, grazie all’apporto della batteria ed al suono distorto della chitarra elettrica. “Spoonful” di Willie Dixon, invece, si presenta più pacata, a volte strascicata ed ossessionante, come se fosse eseguita nel pieno di un’atmosfera lisergica.
Tuttavia, il patrimonio innovativo dei Cream è dato dai brani composti dai membri della band, i quali convogliano verso un genere che costituì oggetto di emulazione da parte di molti esponenti del rock moderno. Il primo hit single “I feel free” è un pezzo coinvolgente e spensierato, in cui non si tagliano totalmente i ponti con il passato, grazie ai cori vocali che animano soprattutto la parte iniziale. Il basso di Bruce, invece, crea un clima lievemente psichedelico.
Tale orientamento viene maggiormente sviluppato nel brano “N.S.U.”, il cui acronimo sta per “non-specific urethritis”, ossia una forma di malattia venerea. Il pezzo è dominato dai riff ed assoli della chitarra di Clapton, distorti anche dal “wah-wah”, che imprimono ad esso un carattere più rock e lo consacrano come elemento di continuità rispetto all’album successivo, “Disraeli gears”. “Toad”, infine, è un pezzo strumentale in cui appaiono rilevanti le acrobazie percussionistiche di Baker, che ne è anche il compositore.
Numerosi furono gli elogi ricevuti da parte della critica del momento. John Landau, critico di “Crawdaddy”, risaltò la genialità dei singoli componenti, considerando però il fenomeno Cream, un tentativo di sperimentazione. Clapton, contrariamente a tali affermazioni, precisò che i Cream non furono l’esito di una semplice riunione di tre bluesmen, bensì una band compatta ed integra nel suo modo di essere.
Prodotto da Robert Stigwood e registrato presso gli studi “Chalk farm” e “Mayfair” di Londra, “Fresh cream” fu il biglietto da visita col quale Bruce, Baker, ma soprattutto Clapton, manifestarono il loro ricco bagaglio di esperienze nell’ambiente blues, dimostrando tuttavia di saper realizzare uno stile nuovo, destinato a segnare diverse generazioni della storia del rock.