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Palasport tutto esaurito per la quinta tappa del “Dieci stratagemmi Tour”, iniziato il 24 gennaio all’Alcatraz di Milano. In attesa di un suo probabile ritorno a Reggio Emilia per una iniziativa sul sufismo (il misticismo islamico), Battiato si presenta quest’anno al pubblico in versione più rock: niente archi (il classico quartetto che lo ha accompagnato negli ultimi anni), niente fiati, due chitarre e doppie tastiere. Ai fedelissimi Carlo Guaitoli (pianoforte e sintetizzatore), Angelo Privitera (tastiere e programmazione) e Giorgio Mastrocola (chitarra) si affiancano i giovanissimi FSC, alias Davide Ferrario (chitarra), Stefano Spallanzani (basso), Andrea Polato (batteria). Backing vocalist è Kumi Watanabe.
Spettacolo solido, essenziale e potente. Il Maestro di Catania esordisce con un paio di brani dell’ultimo album, e già si intuisce che tira aria di rock puro: arrangiamenti snelliti e tappeto di chitarre a tratti un po’ troppo invadente. L’operazione nel complesso è riuscita, e ancora una volta Battiato ha mostrato quanto possa essere coerente e rigoroso nelle scelte artistiche ma al tempo stesso poliedrico, malleabile e aperto alle novità. Trascinato da giovani con la metà dei suoi anni, promuove impensabili assoli di chitarra, ritorna a suonare anche dal vivo il sint (antica passione!) e, pur in assenza di una vera e propria sezione acustica, limita al minimo l’effetto archi delle tastiere di Privitera. Ne escono versioni talvolta davvero inedite di brani come “La cura”, resa scabra dall’assenza degli archi, o “E ti vengo a cercare” e recuperi pregevoli della produzione sperimentale della prima metà degli anni settanta – oltre ad “Areknames” e “Ti sei mai chiesto quale funzione hai?” (come consuona oggidì con “quella scimmia di presidente”!) da “Pollution”, anche “Meccanica” da “Fetus”, tirata allo spasimo in una sorta di jam session elettronica.
Eppure non tutti i tasselli si sono incastrati perfettamente. Certo i palazzi dello sport, se consentono mediamente una buona visione dei concerti, non sono altrettanto amichevoli per quanto riguarda il suono: specialmente la presenza della doppia chitarra, così come certi pieni delle tastiere, si sono rivelati al di sopra delle possibilità dell’ambiente, eccedendo talvolta i limiti di una buona percezione. Ma, soprattutto, si è avuta l’impressione che, a tratti, il cantautore sia rimasto bloccato a metà del guado. Una volta scelta una strategia più underground del consueto, si poteva forse pensare a ridurre anche certe parti preregistrate, specialmente dei controcanti, in favore di una più compiuta e ardita performance live. In qualche passaggio anche la vocalità non ha del tutto convinto, evitando di cimentarsi in alcuni passaggi più ardui, di tono più alto – ad esempio l’etereo vocalizzo che scandisce “Via lattea” – e preferendo la soluzione più facile. Del tutto incomprensibile, poi, la scelta di non cantare la seconda parte, forse la più bella, di “La porta dello spavento supremo”. Fu dunque superiore il “Perduto Amor Tour” di un paio d’anni or sono?
Della sentenza dei posteri ci fidiamo ancor meno che della nostra: certo è che, aldilà di valutazioni strettamente – e talvolta grettamente – qualitative, da un autore come Franco Battiato scaturiscono sempre e comunque confortanti – specie di questi tempi – segnali di vita morale intelligente.
SCALETTA:
– Tra sesso e castità (Dieci stratagemmi)
– Ermeneutica (Dieci stratagemmi)
– Strani giorni (L’imboscata)
– I’m that (Dieci stratagemmi)
– Auto da fe’ (Gommalacca)
– Le aquile non volano a stormi (Dieci stratagemmi)
– Il mantello e la spiga (Gommalacca)
– Via lattea (Mondi lontanissimi)
– La cura (L’imboscata)
– Ti sei mai chiesto quale funzione hai? (Pollution)
– La porta dello spavento supremo (Dieci stratagemmi)
– Areknames (Pollution)
– Impressioni di settembre (Fleurs 3)
– Odore di polvere da sparo (Dieci stratagemmi)
– Shock in my town (Gommalacca)
– Sarcofagia (Ferro battuto)
– È stato molto bello (Gommalacca)
– La stagione dell’amore (Orizzonti perduti)
– Voglio vederti danzare (L’arca di Noè)
– Cuccurucucù (La voce del padrone)
– Centro di gravità permanente (La voce del padrone)
BIS:
– Meccanica (Fetus)
– E ti vengo a cercare (Fisiognomica)
– L’era del cinghiale bianco (L’era del cinghiale bianco)
– Bandiera bianca (La voce del padrone)
– Segnali di vita (La voce del padrone)
– Il sentimento nuevo (la voce del padrone)
– Gli uccelli (La vode del padrone)