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“Toast Masters” è il disco che da dieci anni ci si aspetta dagli Yuppie Flu. Non necessariamente il loro migliore, perché soprattutto “Days Before the Day” era davvero un piccolo gioiello, ma di certo non il loro lavoro più indie rock. “Toast Masters” non è nient’altro che questo, diretto e senza fronzoli, pieno di voglia di suonare, gli Yuppie Flu al loro meglio. Dimenticate le trame affascinanti di “Days Before the Day”, si riparte dalle origini del gruppo marchigiano, da dischi come “Crooked Rain Crooked Rain” dei Pavement o “Bee Thousand” dei Guided By Voices. Alla ricerca della melodia perfetta tra tante chitarre, tanti stacchi irresistibili, con quella voce indolente su tutto.
Il singolo che anticipa l’album, “Our Nature”, dimostra quanta energia sprigionino gli Yuppie Flu e lo stesso fa la splendida “Glueing All The Fragments” in apertura del disco, con quelle continue accelerazioni.
E poi arrivano altre autentiche perle indie rock, “Together”, con un incantevole stacco di piano, il ciondolare quasi blues di “One Shot”, le irresistibili schegge melodiche “Pain Is Over” e “Vultures and Fortune”. Non tutto qui, perché in “Toast Masters” gli Yuppie Flu si muovono anche nella scia dei Flaming Lips di “The Soft Bullettin”, si veda “Make a Stand”, e poi aggiungono “Europe is Different”, che non è soltanto una ballata incantevole, ma anche una critica aperta alla guerra in Iraq, una presa di posizione netta che non ci si aspettava da loro. Ed invece ecco le parole: “Food or oil? Whatever it will be, It’s no hard choice as far as I can see”.
Compare certo qualche richiamo alle trame del precedente “Days Before the Day” e ai Notwist di “Neon Golden”, in “Better Than Ever” e in “Stay on Free”. Ma nel complesso queste tracce presentano gli Yuppie Flu più istintivi e vivaci mai ascoltati, a dimostrare che “Toast Masters” è un disco suonato più per un’esigenza propria che per altro, giusto per il gusto di incidere canzoni. Che poi in questo caso gli Yuppie Flu riescano a scovare una melodia pressoché perfetta non è un caso, visto il loro talento. Traccia numero quattro, titolo “A Good Guide”, una voce fragile e una chitarra acustica danno il via ad una delizia melodica che sta in perfetto equilibrio tra l’indolenza dei Pavement e la grazia di Belle and Sebastian, pur essendo in tutto e per tutto una cosa personale degli Yuppie Flu. Undici brani che non lasciano scampo, e la sensazione che quest’anno sarà difficile, in Italia e altrove, fare meglio di così.