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È sicuramente un’ottima occasione per diffondere più largamente la conoscenza della nostra musica popolare, generalmente relegata ad un ingessato ruolo storico-museale di nicchia che ne falsa la vitale natura metamorfica e multiforme, oltre che la sua stessa origine. L’incontro fra Giovanna Marini, preziosa depositaria di una ricca tradizione, e Francesco De Gregori, il più solido folk-singer nostrano sia per i modelli di riferimento che per intima adesione intellettuale, è di quelli destinati a rimanere nella memoria.
Di suo il cantautore romano, che conduce con sé l’intera band – Alessandro Arianti (pianoforte), Greg Cohen (contrabbasso), Paolo Giovenchi (chitarra elettrica), Guido Guglielminetti (basso elettrico), Marco Rosini (mandolino), Alessandro Svampa (batteria), Toto Torquati (organo Hammond) – ci mette parecchi riusciti arrangiamenti, inconfondibilmente suoi, “L’abbigliamento di un fuochista” (da “Titanic” del 1982, straordinariamente in linea con il resto dell’album) e, soprattutto, la voce: raramente così appropriata come qui, pare nata con le canzoni stesse; lamentosa il giusto, come quella della Marini (con la quale forma una coppia perfetta), per dare espressione a questi sentimenti di oppressione, disperazione, riscatto, amore, coraggio.
C’è un po’ di tutto nelle quattordici tracce che compongono questo – forse troppo breve! – saggio: dai canti delle mondine (“Saluteremo il signor padrone”, “Bella ciao”, grande prova mimetica della Marini) alla narrazione cronachistica di fatti storici (“L’attentato a Togliatti”, “I treni per Reggio Calabria”, quest’ultima della Marini), dalla rivendicazione politica contro l’ingiustizia e l’oppressione (“Sacco e Vanzetti”, capolavoro di intensità epica nello stoicismo dei due anarchici condannati a morte ingiustamente, “Il feroce monarchico Bava”, sulla strage compiuta dal famigerato generale Bava Beccaris) alle vicende degli emigranti (“Il tragico naufragio della nave Sirio”, “L’abbigliamento di un fuochista”), dalle vicende amorose più e meno tragiche (“Nina ti te ricordi”, “Sento il fischio del vapore”, “Donna lombarda di Gualtieri”, maestosa prova di De Gregori) al “Lamento per la morte di Pasolini” (originale della Marini), fino alla canzone risorgimentale (due versioni, con e senza coro e banda, di “O Venezia che sei la più bella”).
Così rinfrescati tutti questi pezzi divengono veramente “classici”, e il Francesco De Gregori interprete e arrangiatore raggiunge certamente uno dei migliori risultati degli ultimi anni, facendo meglio di parecchio De Gregori autore.