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Stroncare senza pietà il nuovo disco di Beck per arrivare ad esaltare uno sconosciuto come Noel? “Ehi Santià, ma che ti succede? Non mi starai mica diventando snob?”. Ehm, ecco, sì beh… cioè… alla fine “Wrong Places” è una collezione di plagi non dichiarati dei Beatles, ma cosa lo rende così speciale? Beh, qui la melodia è cristallina e spudorata. Si presenta disarmata e nuda nella sua fragilità, costruisce canzoni semplici ma genuine che si incollano in testa e non se ne vanno via.
Certo, parole del genere sono state utilizzate in questa sede anche per Josh Rouse, ma con la melodia non esistono mezze misure, o la si ama incondizionatamente o si è adatti solo al post-punk e alle fagocitazioni rumoriste di certa avanguardia da poseur. Certo, lezioso e didascalico finché volete, ma le canzoni di Noel sono, appunto, undici piccoli sogni ad occhi aperti che prendono l’Album Bianco ed “Abbey Road” per riproporre le loro semplici – ma mai banali, sia chiaro – architetture melodiche. Canzoni dal respiro corto ma non per questo da dimenticare, moltissime persone vanno in giro provando a scrivere una canzone come “Jackie Brown” e molti mestieranti vanno in giro a paventare una perizia armonica alla “When the hangmen play chess”, ma chissà come mai, alla fine non ne rimane traccia, mentre nelle piccole canzoni di Noel ci sono tutte le caratteristiche peculiari per far sì che qualcuno si ricordi di dischi del genere.
Non è questione di snobismo, semplicemente siamo in primavera, e non c’è niente di meglio che saltare in mezzo al verde fischiettando qualche melodia da due soldi. Teniamoceli stretti.