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L’incontro musicale tra Notwist e Themselves prometteva scintille: da una parte gli alfieri di un pop gentile e sottilmente deviante, dall’altra un gruppo tra i principali esponenti di un hip-hop non allineato e piuttosto ostico all’ascolto. Il risultato del loro incontro è da poco diventato un album, “13 & God”, che cerca un contatto tra questi due mondi in apparenza così distanti.
Al telefono, qualche ora prima del concerto bolognese della band, Markus Acher (cantante e principale compositore dei Notwist) mi racconta dell’incontro con i Themselves, dei processi creativi delle due band unite e dei temi che stanno dietro al disco.
Come avete incontrato i Themselves e che cosa vi ha spinto a fare musica assieme?
Noi ascoltavamo molta musica della Anticon, tra cui anche i Themselves, per molto tempo, e così quando suonarono a Monaco, uno show con i Themselves e Alias. Loro mi hanno riconosciuto tra il pubblico, e così dopo lo show sono andato nei camerini, ci siamo conosciuti e mi hanno detto che “Neon golden” dei Notwist era il disco che ascoltavano più spesso nel tour bus…ci siamo scambiati gli indirizzi e-mail e siamo rimasti in contatto, e attraverso il loro manager abbiamo organizzato un tour assieme negli Stati Uniti all’inizio del 2004. Da lì abbiamo iniziato a parlare di una collaborazione…
Questa, però, non è la prima volta in cui tu sei coinvolto in un progetto di alternative hip-hop: hai anche cantato in un brano dell’ultimo disco di Alias.
Ho conosciuto anche lui la stessa sera, allo stesso concerto; ci siamo scambiati gli indirizzi e-mail anche con lui, e quando era pronto per fare un nuovo disco mi ha chiesto se volevo cantare una canzone. Quindi, sì, questa collaborazione è venuta prima in ordine di tempo, ma è nata nello stesso momento.
Come avete deciso il nome della band? Perché 13&God?
È semplicemente un nome che è venuto fuori in un certo momento delle registrazioni, e a tutti piaceva questo nome. In un certo senso lo dobbiamo al protagonista della canzone “Low in heaven” (la traccia di apertura dell’album, NdI), un ragazzino di tredici anni. Il brano parla di come questo ragazzino vede il mondo, la religione, e ovviamente non è molto contento di quello che vede, anche esagerando un po’ (ride). In effetti non si adatta davvero molto alla nostra visione delle cose, ma ci piaceva e così l’abbiamo scelto.
Parlando delle liriche dei brani: come avete lavorato ai testi? Li avevate già pronti prima di incontrare i Themselves, oppure li avete scritti mentre creavate la musica?
Vi abbiamo lavorato prima di incontrarli, e poi vi abbiamo lavorato di nuovo una volta insieme. Sia noi che loro avevamo in mente dei testi che pensavamo sarebbero stati perfetti per questo progetto, così ce li siamo scambiati e abbiamo provato a creare qualcosa che si amalgamasse perfettamente.
C’è un tema ricorrente nell’album?
Beh, continuavano a tornare fuori argomenti come la religione, oppure immagini di come noi vediamo il mondo e di come possiamo comportarci per cambiare le cose… così, sì, penso che il tema ricorrente sia questo.
Com’era una giornata tipica, mentre eravate insieme negli studi di registrazione?
Ci spostavamo da Monaco a Weilheim – nel posto dove io vivo – e le registrazioni…beh, registravamo e mixavamo contemporaneamente, quindi dovevamo lavorare a due cose differenti nello stesso tempo; poi facevamo una pausa per mangiare, per poi tornare in studio a registrare nuovamente.
Riguardo ai concerti: come presenterete l’album dal vivo? Sarà simile al disco, o cambierete qualcosa?
Ancora non lo sappiamo bene: abbiamo avuto solo due giorni e mezzo per provare assieme le canzoni, in cui abbiamo provato a suonare le canzoni come sono su disco; del resto, quella di stasera (la sera dell’intervista, il 3 giugno, i 13&God hanno suonato al “Link” di Bologna, NdI) è solo la seconda data del tour e non sappiamo come andrà; immagino, però, che col tempo proveremo a cambiare un po’ di cose, per me suonare dal vivo significa anche sviluppare le canzoni. Le canzoni DEVONO essere differenti rispetto al disco.
Quindi la data di ieri, a Roma, è stata la prima del tour. Com’è andata?
È andata bene, anche se abbiamo faticato un po’: dovevamo ricordarci tutte le canzoni, e all’inizio di un tour non è mai facile. A parte questo, a me il concerto è piaciuto molto.
L’ultima domanda è piuttosto ovvia: volevo chiederti qualcosa a proposito dei Notwist. C’è un nuovo disco in vista? State lavorando a nuovo materiale, e quando uscirà?
Beh, al momento siamo in tour con i 13&God, ma subito dopo la fine di questi concerti andremo in studio e lavoreremo a nuove canzoni. Non abbiamo però ancora niente di pronto, né sappiamo che direzione potrà prendere la nostra musica, e non sappiamo nemmeno quanto tempo ci vorrà…
(Daniele Paletta)