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L’esordio dei Larsen Lombriki è uno di quei lavori che difficilmente riesci a classificare: non che sia questa rivoluzione dodecaedrica (o mettete a caso un’altra parola roboante e senza alcun senso), semplicemente non comprendi subito la sua chiave di lettura, i suoi propositi e a chi si riferisce un lavoro del genere (chiamiamolo target? Ok, target).
Le venti tracce di questo nuovo capitolo della saga di Snowdonia si impegnano a raccogliere l’eredità dei Residents – su tutti, anche nell’iconografia – e della dark wave, del synth-pop meno compromesso e del rumorismo, così da mettere a punto un’opera a bassa fedeltà (e a basso volume, quello della registrazione che, effettivamente, è basso) destinata a diventare un piccolo oggetto di culto, in quanto disco pieno di ottimi spunti e dall’attitudine meramente sperimentale.
Assieme ad Aidoru e Lo Zecchino D’Oro Dell’Underground – a presto su queste pagine – i Larsen Lombriki compongono un tridente d’attacco che conferma il 2005 come un anno di grazia per l’etichetta di Cinzia Le Fauci, totalmente anarchica nella sua definizione così come la musica che produce. E questi Larsen Lombriki, di confini, ne superano davvero parecchi e sembrano crederci quel tanto che basta per convincere anche noi.