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Dopo tre anni di “Live in Kalporz!”, finalmente anche noi abbiamo avuto la soddisfazione di appendere fuori dalla porta del “Calamita” il cartello “Sold out”. Ed era vero: nel locale non sarebbe entrato nemmeno uno spillo, tanta era la gente arrivata per non perdersi la data zero del nuovo tour dei Baustelle. C’è un affetto clamoroso verso la band toscana: molti conoscono già a memoria i pezzi de “La malavita”, nonostante fosse nei negozi da solo un giorno (magie del file-sharing…), e li cantano assieme a loro. Se il gruppo si aspettava uno zoccolo duro di fan pronti ad abbandonarli per il passaggio ad una major, beh, si sono clamorosamente sbagliati: il loro pop decadente, romantico e cinico allo stesso tempo, continua a fare breccia in moltissime persone, al di là delle etichette.
Dopo aver passato giorni rinchiusi nel locale a provare i nuovi pezzi, a contatto con il loro pubblico i Baustelle non hanno fallito. E come avrebbero potuto? L’impatto più energico dei pezzi de “La malavita” sembra essere fatto apposta per il live, e le chitarre di Claudio si guadagnano spazi nuovi fin dalle prime note, tra la sigla di apertura di “Cronaca nera” e uno stupendo assolo a là Television nel bel mezzo de “I provinciali”. Manca Fabrizio Massara, sul palco, e l’assenza del suo tocco elettronico ha reso necessariamente i pezzi più ruvidi: alcune canzoni sono già perfette (“Sergio” mette davvero i brividi, così come “Revolver”, cantata da Rachele in maniera impeccabile nonostante fosse un po’ giù di voce), altre trovano una via meno pesante (“Il corvo Joe” continua a non convincermi, ma almeno dal vivo perde gli arrangiamenti troppo gonfi del disco), altre ancora sono già classici, come “La guerra è finita” o “A vita bassa”.
Non sono molte le canzoni riprese dai dischi precedenti – segno di una completa soddisfazione per l’ultimo nato -, ma gli inni adolescenziali del “Sussidiario illustrato della giovinezza” non possono mancare, così come alcune canzoni cantate da Rachele: modificate in una direzione ancora più psichedelica, “La canzone del parco” e “Gomma” sembrano quasi pezzi degli Stereolab, mentre “Arrivederci” fa incontrare la sua cortina fumosa con chitarre inaspettatamente violente.
Insomma, la data zero del nuovo tour dei Baustelle è stata un successo per tutti: abbiamo passato anni a scrivere che il gruppo avrebbe meritato un posto al sole nel panorama del pop nazionale, e ora i nostri auguri si stanno avverando. Ed è magnifico vedere che, per una volta, le capacità di un gruppo non sono obbligate a svilirsi per arrivare in alto.