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Ascoltando il nuovo album di Gal Costa, la voce più bella della MPB (musica popular brasileira) assieme alla compianta Elis Regina, mi è spesso capitato di pensare alla nostra Antonella Ruggiero. Ricordate? Era il 1997, e la Ruggiero decise di reincidere i classici dei Matia Bazar assieme alle nuove leve della scena indie-rock italiana: vi parteciparono i Subsonica come gli Scisma, i Ritmo Tribale come i Bluvertigo, ESA e la Pina come la Banda Osiris, e il disco che ne uscì, “Registrazioni moderne”, diede nuova linfa ad un percorso musicale che ormai sembrava chiuso.
In un certo senso Gal Costa ha fatto la stessa scelta: dopo quarant’anni di carriera, non restano molte cose da dimostrare, e allora forse vale la pena di prendere qualche rischio. Anziché affidarsi ad autori e musicisti noti (che comunque sono presenti tra le quattordici canzoni, e portano i nomi di Chico Buarque, o di Caetano e Moreno Veloso), Gal è andata a cercare nuovi talenti dell’MPB, e musicisti poco più che ventenni in grado di cucirle addosso nuovi vestiti, più leggeri e inattesi.
La scelta è quella giusta: d’altra parte, chi ha voglia della milionesima versione di “Aguas de março” o di “Garota de Ipanema”, quando la canzone brasiliana si è evoluta e nuovi autori premono per farsi conoscere? “Hoje” è un disco estremamente gradevole, nobilitato in ogni nota da una voce che non forza mai, e riesce a rendere incantata qualunque cosa canti, sia questa la saudade di “Pra que cantar” o i tribalismi soffici di “Santana”, la malizia di “Voyeur” o la bossanova che incontra le tastiere morbidamente funky di “Jurei”, fino all’incanto jazz di pianoforte e contrabbasso di “Nada a ver”.
Forse i nuovi autori della MPB non saranno ancora all’altezza di chi li ha preceduti, ma Gal Costa è comunque riuscita a trasformare le loro canzoni in un disco molto godibile, anche se privo di vere scosse emotive; per quelle, aspettiamo l’omaggio a Chet Baker, che dovrebbe uscire all’inizio del prossimo anno.