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Ah, l’Inghilterra: terra di croci e delizie cui saremo sempre debitori per alcuni dei migliori gruppi pop di tutti i tempi. Ah, l’Inghilterra: protagonista di quest’ultima ondata di guitar band che riscoprono i Gang Of Four e li copiano alla grande cercando di stupire chi con cosa diversa chi con un’altra. Ah, l’Inghilterra: terra capace di glorificare gente come i Kaiser Chiefs, i Rakes, i Departure. Ah, l’Inghilterra: dove ogni settimana esce un disco del millennio. Ah, l’Inghilterra: che simpatica rottura di cosiddetti.
Niente di personale ci mancherebbe, ma un po’ di rabbia c’è quando si esalta gente che si limita a riproporre una formula musicale noiosa, stantia, assolutamente non stimolante e senza nessuna peculiarità personale (mettete un nome a caso dopo il The e avrete il quadro della situazione) e si lasciano nel dimenticatoio persone come i Little Barrie. Il terzetto, di base a Londra, dove i Nostri si sono conosciuti dalle parti di Camden tra lavori precari e negozi di dischi, ha concepito uno dei dischi più frizzanti, elastici e stimolanti di questo 2005 d’Albione. Questo perché anziché rincorrere la chimera della new-new-new-new-wave si sono concentrati sulla musica per creare qualcosa di significativamente proprio e riconoscibile. Ed ecco che i risultati si possono toccare con mano in queste dodici tracce venate di funky, black music, soul e irresistibili melodie a là Supergrass. È letteralmente impossibile restare fermi su “Free Salute”, “Be The One”, “Please Tell Me” e in generale per tutti i 46 minuti del disco.
Canzoni che sarà raro sentire nei salotti buoni del rock trendy firmata UK proprio perché assolutamente fuori moda, rozze, impulsive, pelviche, erotiche. Del resto, questo è un disco che di bianco non ha niente: ovvio che sia pervaso da un’aria perversa che lo rende assolutamente irresistibile. Ma ammetto che “We Are Little Barrie” non è per tutti. Si tratta di vibrazioni che o ti senti dentro o non avrai mai. Prendere o lasciare. Chi prende si divertirà da morire. Chi lascia può continuare a sfogliare le pagine patinate delle sue riviste. Nessuna via di mezzo, non ne vale la pena.