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Secondo disco per i canadesi Picastro, band retta dalla voce fragile ed emotiva di Liz Hysen e dedita ad un indie-rock dai vasti confini, capace di contaminarsi ora con il folk, ora con il sad-core, ora con certo post-rock di scuola Constellation. “Metal Cares” affina le tensioni create da quel “Red Your Blues” che, qualche anno fa, ci apriva la porta verso quest’universo teso e tetro, composto da tinte notturne, voci sussurranti e atmosfere intime ma non meno melancoliche.
Disegnando un ipotetico diagramma musicale, potremmo inserire i Picastro in una corrente che include i lavori più minimali di Jason Molina (Songs:Ohia o anche i progetti solisti tipo “Pyramid Electric Co.”), le tensioni meno esorcizzate di Shannon Wright (“Sharks”), le fosche ma delicate pennellate di una Tara Jane O’Neil (“Dramaman”), le cinematiche aperture di certi Godspeed You! Black Emperor (“I Can’t Fall Asleep”) e, addiruttura, un che di Elizabeth Anka Vajagic (soprattutto negli episodi in cui è il pianoforte a far da padrone, come “Common Cold”).
Certo non siamo davanti ad un disco facile. Anzi, ci vogliono parecchi ascolti per permeare le emozioni che scaturiscono da queste canzoni. Ma una volta entrati in confidenza, sarà difficile farne a meno. E se ascoltate queste note guardando le nevi invernali fuori dalla finestra – ammesso che non abitiate in una metropoli, lì non nevica mai – sentirete un gelo nelle ossa che fa paura ma affascina come poche altre cose.