Share This Article
E se Billie Holiday non fosse morta nel 1959? Giochiamo con l’immaginazione, e pensiamo a cosa sarebbe potuto succedere: togliete a Lady Day l’eroina, fatela innamorare perdutamente dei musical hollywoodiani, convincetela ad abbandonare l’inferno di New York e portatela tra i colori vividi nella natura norvegese; poi lasciate che si appassioni ai videogiochi e alle loro colonne sonore, fatele capire che ogni suono può essere trasportato nella sua musica e, infine, convincetela a suonare assieme ai Jaga Jazzist.
Tutto questo è impossibile, giusto? E invece no. Ma non basta tutto questo a descrivere la musica di Hanne Hukkelberg; una tale accozzaglia di suoni – che spesso si incontrano anche solo nei pochi minuti di un brano – sarebbe puro rumore nelle mani di chiunque, e invece in “Little things” raggiungono un equilibrio miracoloso: tredici brani che uniscono morbidi fiati jazz senza direzione, elettronica povera, rumore d’acqua e di bottiglie di plastica, pianoforte e archi ad una voce elegante e serena.
Sono canzoni, queste: forse il pop più anticonvenzionale sentito da moltissimo tempo a questa parte. Dopo una breve introduzione, la voce ti inchioda a “Searching”, mentre un mandolino si fa strada tra gli echi del theremin e il pizzicato del violoncello, in un melò sottile e pacificato; arrivano poi le bizzarrie di “Litlle girl” a farti sorridere, tra l’elettronica da Nintendo a 8 bit e l’accompagnamento ritmico dato da pentole e coperchi; e ancora, il letto liquido dei clarinetti di “Cast anchor”, le aperture melodiche attraversate dalla pedal steel di “Do not as I do”, fino alle vertigini da musical – tra archi e raddoppi vocali – della magnifica “Balloon” o alla bossanova con un saxofono alla deriva di “True love”.
Il punto è che descrivere queste canzoni è inutile, perché la loro bellezza sta proprio nell’imprevedibile degli incastri sonori più disparati: serve un talento enorme per ricomporre ogni volta questi puzzle, e la Hukkelberg (che qui, bisogna ricordarlo, è solo al debutto!) ha questo dono. Hanne è una bimba che sorride e saltella tra jazz, avant, elettronica e pop senza alcuno sforzo. E tu non smetteresti mai di guardarla giocare, né di ascoltarla.