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Ascoltando questo secondo lavoro dei Maritime ce lo si è chiesto più volte: conta lo stato d’animo dell’ascoltatore (recensore) per apprezzare (valutare) più o meno un album? Certamente sì. Per cui: cosa c’hanno i Maritime da essere così allegri? Hanno vinto al superenalotto? Hanno comprato la macchina nuova? Hanno trovato la ragazza dei sogni? E’ un problema nostro, ma noi non riusciamo ad essere sulla loro stessa lunghezza d’onda patocca e zuccherosa.
A parole il gruppo di Milwaukee si rifà agli anni ’60, alle melodie solari di Brian Wilson, ma a chi scrive ricorda solo i peggiori Stereophonics, e non solo per la voce di Davey Von Bohlen che ripropone in modo monocorde quel canto un po’ roco di Kelly Jones. Le melodie non ce la fanno ad andare oltre quella musichetta che si può benissimo ascoltare mentre si sta facendo altre cose, ma che quasi sicuramente non segna le tue giornate. Si fa persino fatica a distinguere i pezzi l’uno dall’altro: emerge “Tearing Up The Oxygen” perché qui l’aria – appunto – si ossigena un minimo, il o-o-oh canticchiato è ripreso in modo intelligente dalla tastierina liquida e l’atmosfera si fa sentitamente leggera. Tutto il resto, a parte una calibrata “Don’t Say You Don’t” e una beatlesiana “Twins”, scorre senza particolari emozioni e senza farsi ricordare troppo.
Canzoni da massimo tre minuti e mezzo (per fortuna), struttura classica strofa-ponte-ritornello che si vuol far canticchiare e rimanere in testa ma che in realtà scivola via come acqua sull’impermeabile, corpo sonoro leggerino per fare un po’ indie che però si sente che è curatissimo: vedete un po’ voi, questa roba patocca e zuccherosa – ci ripetiamo con questi due aggettivi ma solo quelli che più si confanno a “We, The Vehicles” – non fa (attualmente) per noi. Mentre la si ascolta viene voglia di ritirare fuori i Delgados e ascoltare lì sì un pop orgogliosamente e sinceramente frivolo.
Forse a primavera il cd potrà benissimo essere ripreso fuori, quando i fiori e il lento pigozzare potranno ispirare di più l’ascolto dei Maritime, ma per adesso – con la neve sui tetti e la nebbia sempre minacciosa – è tempo per non lasciarsi incantare dai sinuosi quanto inconsistenti canti delle sirene Maritime.