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Lo si intuisce già dal primo ascolto: dietro alla firma Great Lake Swimmers si nasconde un cantautore dall’animo fragile e gentile, il canadese Tony Dekker. “Bodies and Minds” non è nient’altro che la sua voce dal timbro particolare, spesso in falsetto, e la sua chitarra acustica arricchite dalla delicatezza di arrangiamenti tipicamente folk; un concentrato di tradizione americana filtrata dall’ispirata leggerezza di Nick Drake e dalla lenta malinconia dei Red House Painters.
Il fatto che queste undici canzoni siano state registrate all’interno di una chiesa di un piccolo paesino dell’Ontario non è cosa di poco conto. Non c’è infatti niente di soporifero nell’essenzialità e nei numerosi attimi di silenzio di “Bodies and Minds”; semmai si viene a creare un clima etereo, rilassato e sospeso nel tempo che fa venire alla memoria quel Buckley che morì nuotando nel grande fiume.
Detto questo, non si avverte troppa drammaticità nella musica dei Great Lake Swimmers: le sospirate e splendide “Song for the Angel” e “Let’s Trade Skin” sono seguite dalla più briosa e vivace “When it Flows”, arricchita da archi e handclapping. C’è poi la chitarra elettrica nel ritornello in crescendo della title track, l’orecchiabile melodia pop della breve “Imaginary Bars” e il banjo di “I Could be Nothing” che conduce verso la conclusiva e dilatata “Long into the Evening”.
Un lavoro che andrebbe ascoltato e riascoltato per poterne apprezzare tutte le sue sfumature; nulla di inacessibile, solo un disco di rara bellezza ma così timido che potrà finire ben presto per impolverarsi. Ma sarà senz’altro un piacere riesumarlo e ricordare che il Canada del 2005 non era fatto di soli supergruppi come Broken Social Scene e New Pornographers.