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Stornelli romaneschi nei luoghi del rock alternativo. E’ in tour in questi giorni Ardecore, il progetto degli Zu insieme a Geoff Farina, al cantautore folk blues Giampaolo Felici e ai musicisti jazz Luca Venitucci e Valerio Borgianelli. Un recupero di brani vecchi anche di 300 anni, scelti tra la produzione più scura del folk tradizionale. Un piccolo miracolo dagli esiti imprevedibili, dove la fedeltà ai modelli storici si mescola alle influenze musicali di Nick Cave, Tom Waits e Calexico. E non finisce qui, dopo il fortunato esordio uscito per Il Manifesto cd gli Ardecore sono già al lavoro sul secondo album in cui sarà coinvolto anche Marc Ribot. E poi nell’aria c’è l’ambizioso progetto di recuperare la produzione di Romolo Balzani.
Com’è nata l’idea di rileggere un materiale prettamente popolare e “regionale”?
Come primo impatto si nota il dialetto e che si tratta di brani tradizionali romani. L’idea nasce dalla necessità per noi come musicisti di recuperare sonorità perdute della musica italiana. Comunque sia è un’operazione che riesce molto bene anche in altri lidi visto l’interesse che sta dietro al country e al folk blues americano. Ci sono anche delle radici italiane e secondo noi è giusto tirarle fuori. Purtroppo è abbastanza inusuale, soprattutto per i musicisti di estrazione rock, basarsi sulle sonorità italiane: si parte da quello che è stato fatto in America o in Inghilterra. Però se ascolti i brani di Tom Waits vedi che sono contaminati con sonorità europee, italiane e balcaniche.
A proposito dei suoni di “Ardecore” si sono fatti paragoni proprio con Tom Waits, Nick Cave e Calexico.
Noi abbiamo cercato – non riuscendoci! – di essere fedeli a quelli che erano le strutture per lo meno scheletriche dei brani originali e ci si rende conto che c’erano sonorità in alcuni tratti spagnoleggianti che assomigliano ai Calexico, band che fa un grande uso del folk messicano, ecco lì i tratti di unione. Ciò non toglie che Nick Cave, Tom Waits, Calexico e Giant Sand siano artisti che ascoltiamo.
Come è avvenuta la selezione dei brani?
Da parte nostra c’è stato anche il tentativo di recuperare il testo romanesco e brani abbastanza dimenticati. Moltissimi qui a Roma, sopratutti i giovani, non conoscono nessuna delle canzoni presenti nel cd, tranne “Barcarolo Romano”. Anche perché il brano romanesco oggi è considerato allegro e gioviale, c’era invece un aspetto molto cupo nei vecchi testi. Noi abbiamo tentato di riprendere questo pezzo della tradizione folk.
A sentire l’album vengono alla mente i nomi di Amici e Balzani e di tutta la scuola romana: pensate che un progetto di questo tipo possa attecchire anche al di fuori della capitale?
Dalla risposta che abbiamo avuto sembrerebbe di sì. C’è stata attenzione anche fuori Roma, anche se lì è stata una situazione speciale. Adesso facciamo il tour e questo ci dà modo di confrontarci. E’ chiaro che, almeno da subito, non ci aspettiamo lo stesso tipo di reazione.
Balzani è una figura centrale del disco. E’ un peccato perché ha fatto molte incisioni prima della guerra che adesso sono introvabili. Il figlio di Balzani le ha tutte e l’idea, ancora in fase embrionale, è di pubblicare un doppio cd: in un disco la ripulitura delle vecchie incisioni di Romolo Balzani e nell’altro le rielaborazioni di Ardecore intorno alla vecchia traccia.
Quindi il progetto Ardecore avrà nuovi capitoli…
Questo è un progetto embrionale, abbiamo avuto un contatto con il figlio di Balzani che ci terrebbe molto. E’ venuto a vedere un paio di nostri concerti qui a Roma e abbiamo avuto questa idea in comune e ci si potrebbe lavorare sopra. Ma in ogni caso stiamo già lavorando anche a brani originali, non solo ad interpretazioni, e probabilmente quest’estate inizieremo a registrare per il secondo disco di Ardecore.
Come sarà il vostro nuovo lavoro?
Probabilmente sarà più facile farlo meno scuro del precedente. La base d’appoggio sarà il recupero di sonorità italiane miscelate a quello che è il background di ognuno dei musicisti della formazione. Ci saranno interpretazioni di materiale storico e materiale preparato da noi. Già in questo tour proponiamo dal vivo almeno quattro cinque brani che faranno parte del prossimo disco.
Il primo disco di Ardecore è tutto acustico, fatta eccezione per la chitarra elettrica di Geoff Farina. La collaborazione con lui continuerà?
Sì, per il nuovo disco sicuramente. Lui si è dispiaciuto per non essere riuscito a venire in questo tour. Probabilmente nel nuovo cd ci saranno anche altri ospiti, ci ha risposto in questi giorni Marc Ribot a cui farebbe piacere partecipare ad un paio di brani.
Roma sta diventando sempre di più multiculturale. Secondo voi c’è il pericolo della perdita della memoria storica e delle radici?
Un pericolo del genere c’è sempre, anche solo per il trascorrere del tempo. Ma c’è sempre anche chi ha il compito e la voglia di fare attenzione a non perdere a cose che realmente contano come certi tipi di tradizioni che appartenevano ad un paio di generazioni fa. In ogni campo c’è chi sente questa esigenza.
Che pubblico vi aspettate ai concerti?
Su Roma è stato piacevole trovare le persone che seguono Zu o Karate o la scena jazz, per la presenza di Luca Venitucci e Valerio Borgianelli. Ma poi, lavorando sul folk tradizionale e con un disco uscito per il Manifesto, c’è stato un grosso impatto che ha portato un numero di persone che noi neanche ci aspettavamo. Tutti speriamo che questa cosa si ripeta anche fuori Roma. Se ci fosse attenzione da chi è più attratto dalla musicalità folk e da un certo cantautorato italiano potrebbe essere un buon punto d’unione.
(Raffaele Meale e Luca Vecchi)
17 febbraio 2006