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Chi conosce Neko Case solo per la sua attività di cantante dei New Pornographers stenterà a credere di star ascoltando la stessa voce. Quando sveste i panni di svampita cheer leader del power pop infatti, la canadese si mostra in tutta la sua autentica capacità di autrice figlia di una tradizione musicale ben precisa: quell’Americana che dai tempi dei Giant Sand identifichiamo con una strada alternativa ad un certo tipo di modus operandi. Alt.country, in poche parole. “Fox Confessor Brings the Flood” è la sua quarta opera solista e, oltre ad essere la sua migliore, si candida ad essere un manuale di canzoni ad uso e consumo di chi vuole apprendere il meglio della musica della cosiddetta nuova tradizione. Nelle corde di questi brani troviamo l’Howe Gelb più intimo, i Calexico meno psichedelici, la Lisa Germano del periodo OP8, i Cowboy Junkies e i Wilco di “Summerteeth”. Neko Case, però, non si limita a mettere la voce in canzoni senza personalità, ma dimostra di saper scrivere testi convincenti all’interno di un tessuto sonoro solido e affascinante.
Arrangiato assieme a Joey Burns e John Convertino dei Calexico, “Fox Confessors Brings the Flood” si lancia attraverso le notti infuocate di “John Saw That Number”, la malinconia di “Pauline” e l’estro spigliato di “Hold On, Hold On”, ma anche con il realismo di “Dirty Knife” e la dolcezza ambigua di “Lion’s Jaws”, che fa un po’ l’effetto di Marylin Monroe alle prese con “River of No Return” nell’omonimo film di Otto Preminger.
Facendo quello che sa fare meglio – eccezion fatta per i New Pornographers, dei quali abbiamo ampiamente disquisito – Neko Case riesce a scrivere storie convincenti e canzoni che non si dimenticano grazie anche alla sua grandissima personalità, al suo indubbio talento e – fondamentale – ad una musica affascinante e contagiosa. E se vi viene voglia di pulirvi gli stivali prima di entrare, non sarete i soli.