Share This Article
Clamoroso colpaccio della varesotta Ghost Records che si aggiudica i servigi degli anglosassoni Fiel Garvie. Non li conoscete? In soldoni si tratta di una formazione dedita ad un pop un po’ shoegaze e un po’ radioheadiano (periodo “The Bends”). Sembra una formula banale e certamente non si tratta di niente di nuovo né tantomeno di sconvolgente, ma i Fiel Garvie dimostrano di saper far bene quello che vogliono fare. Come si potrebbe considerare non riuscita una canzone come “Estimate”? Banalotta, dice. Sì ok, ma gli Slowdive, ri-dice. Vabbè, allora possiamo anche smettere di ascoltare musica e/o tornare ad ascoltarci i nostri piangenti vinili periodo 1985-1993 e dire che tutto il resto è merda. A volte abbandonarsi alle buone vibrazioni che una canzone è ancora capace di dare è l’unica cosa che conta. Perché sì, è difficile innamorarsi perdutamente di una band del genere, ma è anche vero che una posizione del genere è data dai troppi ascolti, perché nel panorama musicale di questo decennio non c’è motivo per cui i Fiel Garvie non possano asprirare al loro posto al sole. Anche se si tratta di canzoni che cantano alla luna e vanno suonate di notte – come godere altrimenti dell’efficienza delle luci artificiali di “The Palace Lights”? – mentre tutto attorno sembra essere fermo e silenzioso. Si tratta solo di canzoni. Di pop etereo e di fascinazioni dei tempi remoti. Chi vuol cogliere, colga, gli altri si tengano i loro bronci. Sognare non costa niente e l’unico difetto delle canzoni di “Caught Laughing” è che non godono di quell’immediatezza che molti aspettano. Va fatto decantare, un disco così. Per intenditori e appassionati, insomma.