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Rincorro telefonicamente i Gossip da una giornata intera. Sono abbastanza ansioso di parlare con Beth Ditto, un personaggio interessante, l’energia delle prime riot grrrls e la forza di una voce incredibile. E’ il 27 giugno e sono all’”Hana-bi” di Marina di Ravenna: il loro tour europeo li porta a suonare proprio in riva al mare. Alla fine non sarà la cantante a rispondere alle mie domande, ma il chitarrista/bassista Brace Paine, che dall’inizio condivide con Beth la storia della band: la fuga dalla prigione mentale dell’Arkansas fino a trovare casa nella più tollerante Olympia, dove le scene gay e indie li coccolano come i figliocci prediletti.
Come sta andando il tour?
Molto bene, davvero, siamo molto contenti di essere arrivati finalmente anche in Europa. Saremo qui ancora per due o tre settimane, e siamo davvero soddisfatti: il pubblico sta rispondendo bene alla nostra musica.
Senza contare che avete avuto un’esposizione molto maggiore con “Standing in the way of control” rispetto ai vostri primi album…
Sì, infatti le cose stanno andando molto meglio anche perché ora abbiamo un’etichetta europea che ci segue (la tedesca Lado, che ha prodotto il disco assieme alla Kill Rock Stars) e siamo riusciti a raggiungere molte più persone…
Trovo che il vostro nuovo album suoni molto diverso dai primi, forse è perfino più trendy nelle sonorità…
Sì, credo che “Standing in the way of control” sia molto più funky riuscendo a mantenere integro il nostro spirito punk, perché gli arrangiamenti sono comunque molto minimali.
Mi ha sorpreso trovare alla produzione di un disco come il vostro un certo Guy Picciotto… come vi siete trovati con lui?
Molto bene, è una persona che lavora benissimo e sa molto bene quello che fa; io adoro i dischi che ha fatto insieme ai Blonde Redhead, e poi è un incredibile appassionato di musica…
Nei vostri testi si parla spesso di conflitti, come in “Fire with fire”: è così che riuscite a vivere ogni giorno? Dobbiamo davvero sempre tenere alta la guardia?
Qui dovrebbe risponderti Beth, perché è lei a scrivere i testi… Quello che posso dirti io è che, sì, quello che cantiamo e suoniamo è autobiografico, viene dalle nostre esperienze di vita.
Io e Beth siamo cresciuti assieme nell’Arkansas, entrambi isolati per motivi molto diversi: io sono cresciuto in una famiglia molto povera, mentre lei ha pagato il fatto di essere lesbica e grassa con un isolamento costante da parte dei coetanei.
Crescendo, anche grazie alla musica siamo riusciti a sentirci meno isolati.
Immagino che il trasferimento a Portland sia stato fondamentale per farvi crescere sia umanamente che come band… non vi disturba che, a distanza di tempo, la stampa tenti di includere anche i Gossip nel movimento riot grrrls?
Non ci disturba per niente, anzi, ne siamo onorati. Siamo cresciuti con quei dischi, ci hanno insegnato ad amare il rumore. E poi, cosa poteva esserci di più punk di un gruppo di donne che salivano sul palco e gridavano tutto il proprio disagio, o denunciavano la propria oppressione e gli abusi di cui erano stati vittime? C’era qualcosa di più punk? Gruppi come le Bikini Kill e le Huggy Bear sono stati assolutamente fondamentali per noi…