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Che i Camera Obscura siano un ferreo matriarcato retto da Tracyann Campbell è evidente fin dalle copertine dei loro album. Dalla giovinetta intenta a scrivere il diario dell’esordio “Biggest Bluest Hi-Fi”, al duo alla Thelma e Luise un filo più intellettuali di “Underachievers Please Try Harder”, fino alla ragazza dallo sguardo sognante su questo “Let’s Get Out of This Country”, sempre di donne si tratta.
Una visione al femminile del mondo. Sentimenti universali sotto la lente di ingrandimento donnesca. C’è la gelosia. Quella cattiva e cieca che ti impedisce di vedere giusto giusto oltre il tuo naso di “Lloyd, I’m Ready To Be Heartbroken”, risposta a quel “Are You Ready To Be Heartbroken?” di Lloyd Cole sul primo album coi Commotions. S“, Tracyann è pronta a farsi spezzare il cuore, basta far finire quella sofferenza. C’è la rabbia dopo essere stata lasciata di “I Need All The Friends I Can Get” e non solo abbandonata ma – orrore! – lasciata al palo per un’altra. Un’altra che ai tuoi occhi, ovviamente, è uguale a tutte quelle che lui ha sempre odiato. E ci tieni a farglielo sapere e a dirgli che ce la fai benissimo da sola. Anche se intanto stai piangendo e hai finito tremila confezioni di fazzoletti. Un campionario degli struggimenti femminili montato su deliziose trame poppeggianti e un po’ retrò, come l’andamento anni ’50 di “Come Back Margaret” o il languore jazzato di “Tears For Affair”. Il fantasma fin troppo incombente dei Belle and Sebastian che aleggiava sui precedenti lavori – ed era inevitabile, trattandosi di Scozia e di un certo tipo di pop – è definitivamente scacciato. Ad accomunarli rimane la sottile malinconia di fondo, un certo amore per la letteratura e un andamento leggero e sognante. Ma i Camera Obscura volgono lo sguardo verso un pop piu’ corposo, da easy listening, quasi ci fosse Phil Spector dietro l’angolo.
Tristezza sotto la maschera della goia di vivere, rapporti in crisi accompagnati da walzer: la Scozia si conferma regina del pop agrodolce.