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Se “Oh, Inverted World” era un’ottima dichiarazione di intenti che preparava un futuro roseo, “Chutes Too Narrow” è la dimostrazione di quanto gli Shins siano in grado di dire la loro all’interno del panorama musicale contemporaneo. Per quanto riguarda l’indie-pop è sicuramente un capolavoro. Non mi vengono in mente altri esempi di pop chitarristico americano così esaltanti, così perfetti, così affascinanti. La scrittura ha raggiunto un picco qualitativo che lascia senza fiato e la voce di James Mercer, nella sua totale ignoranza verso il belcanto, diventa un mezzo attraverso il quale le canzoni raggiungono la loro piena efficacia. Dardi infuocati da 3 minuti. Singoli senza l’ambizione di esserlo. Fuoriclasse troppo modesti per rendersene conto. Quando dopo 54 secondi di “Kissing the Lipless” entra tutta la band – cassa continua, chitarra jangle, basso in scala discendente – è l’estasi. Il pop in tutta la sua magnifica semplicità: due accordi per descrivere un mondo perfetto, la canzone che da il significato ad una carriera. Ma non è che l’inizio, e dura – oh, cielo! – 3:15. Neil Young a braccetto con Alex Chilton che fanno cover dei REM? Anche. Ma le canzoni degli Shins sono degli Shins e basta. “Mine’s Not A High Horse” è una di quelle cavalcate solari che nascondono il senso di malinconia attraverso la felicità nelle piccole cose. E di recente solo gli Okkervil River sono riusciti a fare una cosa del genere. “So Says I” è il miglior alt.country inconsapevole degli ultimi tempi. Una canzone che si mangia in un colpo solo tutti gli emuli di Gram Parsons proponendo i Byrds così come se fossero nati nell’età post-industriale. E così continuando. Tra ballate agrodolci – “Young Pilgrims”, “Pink Bullets”, “Those To Come” – manuali d’istruzione dell’indie-rock – “Saint Simon”, “Turn a Square” – country sicuramente alternative ma assolutamente privo di pretese assolutiste – “Gone For Good”- e power-pop da perderci la testa – “Fighting in a Sack” – gli Shins ci mostrano il lato colorato della provincia americana. Uno di quei lavori che non stanca mai. Un miracolo. Le canzoni pop che salvano la vita. Potrebbero diventare i REM del nuovo millennio.