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Son già passati cinque anni dall’esordio degli Shins. Un lustro nel quale il gruppo di James Mercer ha saputo costruirsi una delle più solide reputazioni dell’indie-pop attraverso due dischi di straordinaria bellezza, capaci di unire l’intensità della scuola americana dei cantautori e il fascino irresistibile del jangle-pop tipico degli stati del sud (Albuquerque è nel New Mexico. Vicino ad una Athens che noi tutti conosciamo bene). “Oh, Inverted World” definisce le coordinate del progetto attraverso una manciata di canzoni straordinarie – su tutte, l’opener “Caring is Creepy” e “Girl on the Wing” – e delle intuizioni melodiche davvero notevoli, che preferiscono lo scintillio degli arpeggi di chitarra elettrica piuttosto che un uso dell’elettronica che da pochi mesi a quella parte sarebbe diventato un marchio di fabbrica di certo indie (su tutti: Pinback, Death Cab For Cutie e gli ultimi Modest Mouse). L’unico neo di questo album è quello di non avere ancora la decisiva identità di “Chutes Too Narrow”. E’ un’ottima dichiarazione di intenti e le canzoni sono lì a dimostrarlo. Ma manca il guizzo decisivo che solo la maturità riesce a dare. E’ il primo vagito di una carriera straordinaria oltre alla scoperta di un grandissimo talento del songwriting come può esserlo James Mercer.