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Nell’intervallo di una partita dei Mondiali io ed Hamilton siamo per caso incappati nella “Serata con Anna Tatangelo” su un canale musicale di Sky. Questo mentre dall’altra parte dell’Atlantico molto probabilmente Lisa Germano era in pausa caffè nel suo turno da commessa, che fa ancora per guadagnarsi da vivere. Porca puttana. Differenze di target di audience, ok, ma il mondo gira proprio al contrario. La cantautrice dell’Indiana sforna l’ennesimo bellissimo disco ma continua a restare nel limbo degli artisti ignorati senza un vero perché.
Ormai Lisa conosce bene questa situazione e non le manda neanche a dire. Accanto a musiche ispirate, atmosfere notturne e profondamente intimiste riversa le sue paure e la sua disillusione e lo fa col suo timbro dolce ed unico. Piano e voce sono la struttura portante di tutte le canzoni di quel che è sicuramente il suo album più personale, più sentito e anche più doloroso, perché la quasi morte del padre l’ha segnata nel profondo. Esiste un’immagine più malata di “Moon In Hell”? Un contrasto di mondi, luce e calore: quello che deve avvertire una donna del genere il cui talento è ancora colpevolmente sottovalutato. E allora “..Go to hell fuck you..” canta in “Red Thread” sospirando.. Perchè anche un vaffanculo va saputo dire e urlarlo non significa per forza renderlo credibile: il suo è da restare senza parole. Il resto posso anche evitare di raccontarlo: mettetevelo in cuffia di notte e la magia di questa fata si rivelerà in tutto il suo fascino grazie anche all’accuratezza di tutti gli arrangiamenti, curati personalmente dalla songwriter.
Sembrerebbe di trovarsi di fronte alla fine del suo percorso musicale.. Non sarà fortunatamente così dato che questo disco segna l’inizio del sodalizio con l’etichetta di Michael Gira, un altro personaggio che per molti è un signor nessuno. E se qualcuno preferirà lasciare questo gioiello nascosto nel buio, chi vorrà avvicinarsi scoprirà invece un tesoro di autentica bellezza.