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Poche cose sono fastidiose come sentirsi dire per la millesima volta “Eh ma se questo disco l’avesse fatto un esordiente..”. Basta. Piantatela. Non si può far finta che gli Audioslave non siano già arrivati al terzo disco. Impossibile far finta che Chris Cornell non sia stato una delle voci migliori di una generazione. Stupido ignorare volutamente che Tom Morello un tempo abbia avuto delle idee dentro quella crapa pelata. Fette di prosciutto nelle orecchie per chi non ha abbastanza coraggio per ammettere la totale futilità di ogni singola nota emessa da questo potenziale super combo. Quali dovrebbero essere le rivelazioni paventate dal titolo? Forse il fatto che da più di dieci anni Morello suona lo stesso identico riff senza ormai più un granello di grinta. Forse che il songwriting di Cornell è diventato talmente blando da non riuscire a far salire neanche più mezzo brivido.
E’ incredibile vedere come due elementi ricchi di potenzialità riescano ad adagiarsi in maniera tanto spudorata, giocando sulla ripetizione del già sentito, totalmente dimentichi di quella voglia di osare e cambiare le carte in tavole che ne aveva fatto i paladini di certo rock “alternativo”.
Non pensate di trovare un qualche particolare guizzo fra le tracce di “Revelations”, magari trascinati dal ritmo una minima coinvolgente di “Original Fire” (con il vecchio Tom che a un certo punto si ricorda di essere quello famoso per gli effetti e ci infila un assolino brutto e fuori luogo; perché lui DEVE, per forza..). Tralasciando il fatto che la premiata ditta Commerford/Wilk ha abbandonato la grinta su “The Battle Of Los Angeles”, ora come ora non posso che ritrovarmi qui, in ginocchio sui ceci, implorante per un rumoreggiato disco solista di Cornell. Sperando che la Madonna del Carmelo gli faccia ritrovare quel minimo di ispirazione che basterebbe a far superare (a lui, ma soprattutto a noi) queste tristi inutilità.