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Luomo è Vladisalv Delay. “Paper Tigers” è la sintesi di una quindicina di anni di musica elettronica. Ci sono dentro tutta una serie di stereotipi house, intuizioni ambient, vocalizzi costruiti e incastonati degni degli anni d’oro della “Nuyorican Soul” e ritmi dei primi fermenti della two-step garage. Un disco senza terra e senza nazione, assolutamente lontano da ogni particolarismo regionale (europeo e/o americano), studiato, ragionato, messo in opera, concluso. Passione, pazienza, abilità nello scegliere e nell’impiegare le collaborazioni; AGF per l’iniziale “Paper Tigers”, Johanna Iivanainen per le tracce successive.
La title track delinea lo scorcio di un paesaggio sotterraneo con i richiami spettrali di AGF che echeggiano sullo sfondo della solida architettura di bassi della base. Subito dopo giunge il momento di Johanna Iivanaien, che, da “Really Don’t Mind” in poi, ricama con la propria voce le produzioni di Vladislav Delay. Ci troviamo proiettati verso il centro di composizioni (“Really Don’t Mind”, “Good To Be With”, “Wanna Tell”) pulsanti, vive, che profumano, fin dal primo ascolto, come i momenti più ispirati di Artful Dodger e Mj Cole. Il centro dell’album è rappresentato da “Good To Be With”, fortemente emotiva, evoluzione house che prende lo stomaco e sale fino alla testa: vi troverete circondati. “The Tease Is Over”, minimale e jazzata, richiama le atmosfere di Matthew Herbert e Dani Siciliano, mentre “Cowgirls” si propone come intermezzo ambient. “Dirt Me” si snoda intorno alla messa in ordine di bassi ed effetti glitch, movimenti leggeri, oscillazioni, scratches, tintinnii. Infine “Make Believe”, quadretto conclusivo, assorto e sospeso tra partenze ritmiche e pause repentine; assaggi fugaci di ambient-house primi Novanta.
“Paper Tigers” potrà passare forse inosservato, potrà essere ignorato, ma se lo ascoltate anche solo una volta non lo dimenticherete presto. Dentro c’è tutto quello che serve per plasmare un album intriso di passione, calore, dedizione e gusto. Sarà difficile perderlo di vista, sarà difficile abbassare il volume, sarà difficile fare finta di non averlo mai ascoltato. Vale per i cultori del genere (o meglio dei generi), ma potrebbe valere, allo stesso modo, per molti altri.