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Cos’è “15 Again”? Un disco ricco, per niente scontato, divertente. Registrato nel giro di tre settimane a Ibiza nell’ottobre del 2005 più altre quattro di rifinitura tra dicembre 2005 e gennaio 2006 a Parigi. Portato a termine seguendo la regola tassativa di non impiegare più di otto ore per la realizzazione di un pezzo, suona come il frutto di un passatempo disinvolto, senza stress, senza starci troppo a pensare. L’istinto guidato dall’esperienza, la prova superata. Il progetto e la mentalità sono nuovi, mentre alcune tracce erano nate intorno al precedente “Au Reve”, intorno al progetto solista di Zdar o come produzioni da 12” mai pubblicate. Senza girarci tanto intorno questo è un disco pop. Ha una parola per tutti, è il french touch (vi ricordate?) trasportato nel 2006; è accattivante per chi non ha mai sentito nulla, è affascinante per chi con la musica c’è invecchiato.
Album prodotto interamente dai Cassius ad eccezione di “See Me Now”, traccia che suona come una demo da cameretta uscita dal connubio tra Etienne De Crècy e i Phoenix, ma che, in realtà, è opera dei Le Night Club (Guy Manuel dei Daft Punk e Eric Chedeville). Cantato da Zdar, Boombass e dall’ispiratissima Gladys, può inoltre contare sulla presenza di Pharrel Williams in “Eye Water”.
“Toop Toop” parte forte rievocando la frenesia di “1999”. “Rock Number One” è un gioiellino uptempo, perfetto prima della rilassatissima “This Song”. “15 Again” è tempo spezzato, manipolato, canto di una sirena, mentre “All I Want” scivola sulla pelle senza lasciare il segno. Per “Eye Water” basta il nome del protagonista: Pharrel Williams. La seconda metà dei Novanta si fa strada con la già citata “See Me Now”, niente di nuovo è vero, marchio di fabbrica di una tradizione. Le tracce più impalpabili restano “A Mile From Here” e la conclusiva “Gria Guervos”. Quasi alla fine troviamo due delle cose migliori; “Jackrock” è il prototipo del classico da club, nove minuti e mezzo a lezione di house music. “Cactus”, vibrante e nervosa, ne è il seguito necessario. “La Notte” è l’inno conclusivo, la malinconia del ricordo dei 15 anni e l’illusione, insita nel titolo stesso dell’album, di poterli vivere di nuovo, nell’animo più che nei comportamenti.
Non giurerei sul fatto che “15 Again” possa essere la giusta risposta a tutti quelli che provavano ad immaginarsi il nuovo lavoro dei Cassius. Probabilmente non tutti si sentiranno di apprezzare tanta varietà e si troveranno a deprecare l’astuzia commerciale insita in alcune delle scelte che stanno alla base di questo album. La varietà degli stili dovrebbe, in realtà, tracciare un percorso in crescendo capace di evocare i diversi momenti della giornata di un quindicenne, ma qualcuno potrebbe pensare che questo possa essere soltanto un modo per riempire lo spazio intorno al vero cuore pulsante dell’album dove vibrano “Jackrock”, “Cactus” e “15 Again”.
In ogni caso, il messaggio e l’auspicio di “15 Again” sono chiari: tornare dove avevamo lasciato che prendessero forma le nostre aspettative, 15 di nuovo, tornare a osservare il mondo con gli occhi dell’entusiasmo, (ri)cominciare a frequentare quei posti bui e spesso sotterranei che chiamavamo discoteche, (ri)cominciare ad apprezzare la musica e tutti quelli che, più o meno plausibilmente, possono essere considerati i veri piaceri della vita. Dodici tracce per ricordare, rivivere, oppure, semplicemente dodici tracce da lasciar sfrecciare nell’aria dietro le nostre teste senza nemmeno voltarci.