Share This Article
Domani 20 gennaio i Sodastream suoneranno al Calamita di Cavriago (RE) per Live in Kalporz insieme a Bob Corn. In attesa di andarli a recuperare tra le campagne emiliane (nessuno trova il locale al primo tentativo) Michele ha fatto due chiacchiere via email con Pete Cohen, contrabbasso e sega (senza offesa) della formazione australiana. Con l’ultimo album “Reservations“, uscito in Italia per la Homesleep, i Sodastream sono tornati ai suoni più semplici delle origini, ma altro che Nick Drake o Belle & Sebastian, il loro unico eroe musicale è un altro, e non viene dal Regno Unito.
Si ha l’impressione nel vostro ultimo album “Reservations” abbiate voluto tornare alle atmosfere essenziali che caratterizzavano “The hill for company”, dopo un disco come “A minor revival” in cui avevate utilizzato molti più suoni che in passato. E’ così?
Sì. Quando è arrivato il momento di registrare l’album avevamo quasi 20 canzoni. Avremmo potuto fare un disco di impronta simile a “A Minor Revival”, cioè canzoni intime accanto a canzoni pop, però abbiamo deciso di registrare solo i pezzi più pacati e vedere cosa accadeva con una produzione più semplice.
In uno dei brani di “Reservations”, la strumentale “Michelles’ Cabin”, c’è un suono che sembra di theremin. E’ per caso quella strana sega che a volte suoni dal vivo? Dove hai imparato ad usare uno strumento così particolare?
Sì, è la sega che si sente in “Michelle’s Cabin”. Ho trovato quello strumento in un negozio di Amsterdam molto tempo fa e mi ci sono voluti un paio d’anni per capirci come funzionava. Qualcuno in America mi ha spiegato il trucco per suonarlo. E’ uno strumento molto divertente e poi è molto facile da trasportare, cosa che apprezzo dopo 18 anni di contrabbasso!
Avete una maniera molto personale di scrivere musica, un vostro stile unico e riconoscibile, fatto di pochi efficaci elementi. Vi sentite un po’ messi da parte in mezzo a tutti questi gruppi dai volumi così alti?
A volte sì. L’industria musicale attraversa un brutto momento ed è difficile per band che suonano in maniera diversa avere un riscontro. Ma in ogni concerto sentiamo che c’è un rapporto vero con il nostro pubblico, non certo fatto di persone che vogliono ascoltare musica ad alto volume, rumorosa o commerciale. Quindi è bello dare un’alternativa ed essere apprezzati per questo. E’ un peccato non riuscire a vivere con la musica, ma so che non siamo i soli.
I critici musicali spesso vi paragonano a Nick Drake o a gruppi come Belle & Sebastian. Dovendo fare solo un nome chi citereste come vostro più grande eroe?
I paragoni musicali sono sempre una rottura di palle. Non capisco come sia possibile che tutti continuino a paragonarci ai Belle & Sebastian! Se me lo chiedi ti dico che il mio più grande eroe musicale è Bonnie “Prince” Billy (Will Oldham).
C’è un rapporto speciale tra voi ed il pubblico italiano? C’è differenza a suonare in un paese piuttosto che in un altro?
Sì, c’è un rapporto molto speciale con il nostro pubblico italiano. E’ il paese dove le cose vanno meglio e la gente è sempre molto generosa e piena di energia. Una delle cose migliori quando suoniamo in Italia è che le persone che organizzano i concerti sono molto ospitali e ci offrono un pasto, un posto in cui stare e alcuni free drinks. Siamo in Gran Bretagna al momento e i locali non ci danno assolutamente niente, e in questo modo è dura andare in tour.