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“Open Season” altro non è che “Boog e Elliott a caccia di amici”, l’ennesimo film d’animazione digitale con animali come protagonisti. Dopo leoni, pinguini, pesci di tutti i tipi, giraffe e ogni altra specie che popola il globo, non se ne può più di prodotti schifosamente uguali che avevano giusto qualcosa (poco) di buono quando il filone era stato appena scoperto. E allora, cos’ha questo “Boog e Elliott” in più degli altri?
Nemmeno il fan più sfegatato definirebbe la carriera di Paul Westerberg lineare, né scintillante in tutto e per tutto, se si esclude il debutto solista “14 songs”, ma la colonna sonora di un cartone animato per bambini… alzi la mano chi se lo aspettava. E, dopo l’ascolto, alzi la mano chi si aspettava di sentire una cosa del genere.
Si può parlare senza ombra di dubbio di questo come del “nuovo disco di Westerberg”, in quanto soltanto 3 dei pezzi in scaletta non sono suoi, e uno è una reprise/cover di Pete Yorn. Ma ciò che stupisce di più è che probabilmente siamo di fronte al suo lavoro migliore da un po’ di tempo a questa parte. Anche perché i due pezzi composti ex novo per suggellare il recente best of dei Replacements erano sì decenti, ma nulla più, e di “Folker” non si può parlare come di una pietra miliare.
Se non il migliore di sicuro il più godibile, leggero e orecchiabile. Mica un capolavoro, per carità, ma una sorpresa di sicuro. Altri musicisti si sono cimentati con colonne sonore di film con target under 14, e ogni volta hanno modificato il proprio stile per renderlo più “bambinesco”. Qui il verbo westerberghiano non subisce decurtazioni, non si adegua o si semplifica forzatamente: il riff di “Love in the fall” e il ritornello di “Meet me in the meadow” profumano di Replacements, “Right to arm bears” e “All about me” sono divertissement pop-rock di tutto rispetto, e le ballate sono pregevolissimi artefatti alla maniera del Westerberg d’annata, soprattutto la pianistica “Good day”.
Sarà stato il solito destino beffardo, affezionato com’è al Nostro, a relegare tutto questo in una colonna sonora che attirerà ancora meno attenzioni di un album interamente a suo nome. Sta di fatto che sentire Westerberg così in forma non può che strapparci un sincero sorriso.