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I veronesi Home sono solo i primi alfieri di una scena cittadina in gran fermento (Canadians e Fake P, chi vive nel dorato mondo di MySpace, li conosce già bene) e, come ben predicato da quelle parti, fanno musica che di italiano non ha niente. Questa volta però, manca anche il retrogusto ruffiano di certo indie-rock post-Homesleep Records in favore di quegli anni ’90 che furono terra di conquista del brit-rock. Molti, riferendosi alla band, azzardano paragoni con gli Oasis, ma mi sembra un po’ facile ridurre tutto alla band dei Gallagher. Gli Home (www.myspace.com/homeonmyspace) sono molto più “blues”, hanno un’attitudine più “rock’n’roll” laddove i mancuniani erano punk allo stato puro. Forse Alan McGee si sarebbe innamorato di loro proprio perché, nel catalogo della Creation, gli Home avrebbero avuto le possibilità per vivere degnamente affianco a gruppi come Heavy Stereo e Hurricane #1. Quei gruppi (nati rispettivamente dalle idea di Gem Archer, futuro chitarrista degli Oasis – t’oh! – e di Andy Bell dopo lo scioglimento dei Ride e prima dell’avventura come bassista degli… Oasis – t’oh! #2 -), pur risultando idealmente simili a chi ben sappiamo, percorreva coordinate care ai T-Rex, agli Animals, ai Kinks degli esordi beat. E sono le stesse sonorità che si trovano in questo “Home Is Where The Heart Is” (si ascoltino per controprova “Perfect Born Actress”, “Request” e “Dom Perignon 1982”), un disco che pur con i suoi momenti di puro citazionismo riesce a risultare godibile, fresco e coinvolgente il giusto. Merito sia di un buon lavoro sulle melodie, sia della volontà di non strafare, racchiudendo il tutto in 34 minuti allontanando così ogni spettro di noia e pretenziosità.