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Il progetto della Sleeping Star è interessante. Non solo riscopre e ripropone gentaglia dimenticata cui nessuno darebbe due lire come Nikki Sudden (r.i.p.), Julian Cope o i Circo Fantasma (e qui si parla ancora della loro vita precedente, quando ancora si chiamava Lain Records), ma vuole anche portare alla luce piccole realtà italiane come Carpacho e Montecristo. Questi ultimi sono dediti ad un potente ed abrasivo rock’n’roll tanto fuori dal tempo quanto coinvolgente. E non si tratta solo di suoni – un caciarone coacervo di Stooges prima maniera, Queens of the Stone Age, T-Rex – ma di un’attitudine e di un groove che in pochi, da queste parti, sembrano possedere. Non scopriamo l’acqua calda dichiarando che spesso, in Italia, le rock’n’roll band manchino dell’elemento base. Il rock’n’roll, appunto. È per questo, fondamentalmente, che nessuno ce la fa. Sono lì, fanno il disco, un paio di concerti davanti agli amici e finisce lì. I Montecristo, invece, dimostrano che queste dieci canzoni possono ambire a molto di più. Tra gli spari che non lasciano prigionieri (“Cease & Desist”, “Shake Your Bones”, “Devil’s Do”) e momenti apparentemente più riflessivi (“Part Time Loser” e una “1975” che si tuffa nel garage-punk più scassone), “Montecristo” dimostra di essere non solo un ottimo esordio, ma un punto di partenza per una carriera sicuramente lontana dalla mediocrità indie.