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Potremmo tranquillamente cominciare da qui per raccontare e insieme comprendere tutto quello che si nasconde nella musica di Bianca e Sierra Casady. E’ una musica che evoca immagini, stagioni della vita lontane, ricordi. Sono atmosfere che trasportano la mente verso altri luoghi, verso un mondo che fin dal primo album Coco e Rosie (questi i loro soprannomi da bambine) hanno voluto raccontarci e farci immaginare. Tutto come previsto; tutto leggero, volatile e allo stesso tempo profondo e avvolgente. Il canto lirico di Sierra, la vocetta di Bianca, l’aggiustamento definitivo in direzione di questo hip hop obliquo e atipico. “The Adventures Of Ghosthorse And Stillborn” è la terza parte di una storia cominciata nel 2004 con “La Maison De Mon Rêve” e proseguita nel 2005 con “Noah’s Ark”. Non ci sono particolari cambi di stile né di linguaggio(i). La formula funziona davvero. Chi le amava le amerà; chi le ignorava le ignorerà.
L’inizio con “Raimbowarriors” (primo singolo con video diretto da Michel Gondry) ci pone di fronte alla sintesi perfetta di un suono fatto di cadenze mutuate dall’hip hop accompagnate da canti celestiali, rumorismi artigianali e qualche accenno di scratch. Il christian rap, le radici folk e le battute da beat box si fondono perfettamente in “Promise”, mentre l’amato suono da carillon ritorna nella successiva “Boody Twins” e come introduzione alle metriche di “Animals”. “Japan” è un susseguirsi di stati d’animo, una marcetta, un’altalena di sensazioni diverse che nascono dall’alternanza di ritmiche decise e momenti di solo canto. “Sunshine”, dolce ninnananna, ci riporta nella “casa dei sogni” insieme con la successiva “Black Poppies”, quadretto di sussurri e vagiti. “Werewolf” e “Raphael” seguono l’esempio di “Promise” proponendo un tappeto ritmico che si adagia sopra un sostrato di leggeri dondolii e piccole oscillazioni, nella perfetta simbiosi di folktronismo e hip hop, miscela distintiva dell’intera discografia delle sorelle Casady. Voci che si intrecciano, si fondono, si sciolgono. Accostamento inconsueto di ingredienti e sapori, ripetizione di canoni che tende ad assuefare. Restano “Houses”, in cui mette le mani Devendra Banhart, i 48 secondi di “Girl And The Geese” e la conclusiva e malinconica “Miracle”.
Mentre qualcuno starà già pensando che Bianca e Sierra, non essendo in grado di rinnovarsi, non possano fare altro che proporci la solita minestra, per noi tutto questo continua ad andare fin troppo bene. “The Adventures OF Ghosthorse And Stillborn” si giova di una formula e di uno stile che, pur restando pressoché inalterati da “La Maison de Mon Rêve” a oggi, vivono di un proprio (per ora) inesauribile fascino. Altri sono gli album che suonano di già sentito. Altri sono gli album che mancano di carica emotiva. Qua dentro, oltre a un suono ormai inconfondibile, ci sono la nostalgia, i vecchi giocattoli della nostra casetta di montagna, i luoghi e i ricordi di un’infanzia che custodiamo ancora da qualche parte.
Basta, è l’ora di spegnere il lettore, di svegliarsi, di fare qualcosa.