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Dopo “Fantomes” (Versatile Records), uscito nel 2003, una manciata di 12” e molte collaborazioni, Joakim Bouaziz ha cominciato a lavorare per ad un nuovo album. Sembra che tutto abbia avuto inizio da un grosso disguido. Diciamo pure da una catastrofe. Un hard disk sputtanato e giù con le imprecazioni. Ma Joakim, uomo della Tigersushi, pianista, produttore, dj, nonché remixer per Tiefschwarz, Fisherspooner, Air, Tiga, Ivan Smagghe, Chateau Flight e altri non si è abbattuto. Ha ricominciato dall’inizio, ha rifatto tutto, ed ecco “Monsters & Silly Songs”.
Un album sospeso a metà tra il passato e il presente dell’eclettico musicista francese, il quale, un po’ per volontà propria, un po’, come abbiamo detto, per colpa delle circostanze, ha cercato nuove soluzioni stilistiche tra pop e songwriting. L’ausilio di una vera e propria formazione, la Ectoplasmic Band, composta da Mark Kerr (batteria), Juan de Guillebon (basso), Maximme Delpierre (chitarra) e lo stesso Joakim (voce e elettronica) ha reso possibile la registrazione in presa diretta di un lavoro che, partendo, ovviamente, da un sostanzioso retroterra electro-dance, si muove ruffianamente verso il pop. “Lonely Hearts”, probabile primo singolo, ti entra in testa subito e ti trascina. “Sleep In Hollow Tree” sembra partorita dagli ultimi Two Lone Swordsmen (“The Double Gone Chapel”), come anche “Love-Me-2”. “I Wish You Were Gone” è una traccia da New Order vocoderizzati e Daft Punk, mentre “Three Legged Lantern” è una ballatina elettronica. “Peter Pan Over The Bronx”, sorretta da un piano malinconico, ricorda (da lontano) alcune composizioni di Max de Wardener; “Rocket Pearl” fa molto Franz Ferdinand. “Everything Bright & Still” è electro-noise con qualche buona intuizione, ma alla fine lascia un forte senso di incompiutezza. Assaggio di songwriting in “Palo Alto”, poi ancora tentativi noise in “The Devil With No Tail”. La conclusiva “Tanabata”, mossa dal suono di un piano piuttosto grave, ribadisce il carattere indeciso di un album alla ricerca disperata di una propria identità.
Infine, oltre alla intro “Monster #1” e agli altri tre intermezzi “Monster #2”, “Monster #3” e “Monster #4”, è giusto ricordare “Drumtrax”, l’unica traccia squisitamente elettronica, la più conforme al passato di Joakim, uscita anche in 12” nell’ottima versione “Radioslave Mix” (Versatile).
Tirando le somme “Monsters & Silly Songs” è un album troppo eterogeneo, troppo indeciso, troppo privo di identità. Il primo ascolto e le sensazioni che ne derivano risultano decisamente spiazzanti. Joakim ha probabilmente voluto fare troppe cose tutte insieme senza riuscire, però, a farne davvero bene nemmeno una. Alcune tracce sono buone come “I Wish You Were Gone”, “Love-Me-2”, “Drumtrax” e “Lonely Hearts”, ma per realizzare un lavoro che possa dirsi compiuto ci dovrebbe volere, oggigiorno, qualcosa di più.