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Con la sua ultima uscita Matthew Herbert ci propone un aspetto ulteriore del suo multiforme ingegno. “Score” è una raccolta di composizioni musicali realizzate per il cinema indipendente avvicinabili, nel loro complesso, all’esperienza legata all’album “Goodbye Swingtime” (Accidental, 2003). Le tracce incluse, pur variando tra loro, mantengono molti dei tratti distintivi presenti nei tantissimi lavori del musicista/produttore britannico. Dopo essersi affermato nel campo dell’elettronica, occupandosi perlopiù di tutto quel filone di ricerca intorno ai canoni dell’house che ha come punto fermo l’album “Bodily Functions” (!K – Soundlike, 2001), nel quale il suo nome si lega saldamente a quello di Dani Siciliano, passando attraverso numerosi pseudonimi, Herbert ha avuto nel tempo la capacità di non rimanere ancorato ad un unico genere o sottogenere. Spaziando costantemente, come abbiamo detto, rispetto ai territori degli esordi, in “Score” possiamo osservare i risultati del lavoro di un compositore meticoloso e appassionato.
Il cinema indipendente europeo è, a suo modo di vedere, il suo habitat naturale. Questa è la realtà che lo rende libero e capace di creare. In questa raccolta troviamo dunque diciassette tracce concepite e nate in funzione del testo filmico. Tutte, ovviamente, condizionate dalla collocazione specifica per cui sono state elaborate. Sensazioni, stati d’animo, umori immaginati da Herbert e trasferiti in musica quasi sempre grazie all’aiuto di Pete Wraight nel ruolo di arrangiatore.
Ne escono le atmosfere delicatamente malinconiche di “Funeral” e “The End”, entrambe per “Vida y Color” (2005) di Santiago Tabernero. Seguono la spavalda e spensierata “Rivoli Shuffle”, l’imprevedibile “The Apartment” e la sensuale “Cafè De Flore” che, insieme con la rielaborazione su “Singing In The Rain”, quest’ultima meravigliosamente herbertiana, formano la sezione dedicata agli estratti da “Le Dèfi” (2002) di Bianca Li. Ci sono poi episodi come l’inquietante “Rendezvous”, cornice sonora per una performance live della Raphael Bonachela Dance Company, l’ambient di “Nicotine” (da “Nicotine” di Pablo Lopez Paredes, 1996), l’oscurità di “Indiscretion” (da “Indiscretion” di Alexis Lloyd, 2005). Deliziosi i contributi per “La Confiance Règne” (2004) di Etienne Chatillez, “Tristesse” e la stravagante “Running From The Credits”; fugaci le sensazioni per “The Intended” (2002) di Kristian Levring da cui è tratta la nostalgica “Closing Theme”.
Un lato decisamente apprezzabile di un uomo che sembra essersi divertito davvero molto. In “Score” troverete una serie di piacevolissime atmosfere, di piccoli scorci sonori e, inevitabilmente, ascolto dopo ascolto, vi scoprirete invaghiti di questo mucchietto di tracce che, diversamente, non avreste forse mai conosciuto.