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Un concerto timido ma emozionante. Un abbraccio caloroso. Una sensazione straniante di esserci ma non essere lì completamente. Tutto questo e forse qualcosa in più ha significato il primo concerto dei Perturbazione del tour di “Pianissimo Fortissimo”. Giocavano in casa, dentro a quell’Aquaragia di Mirandola che fortemente avevano voluto come prima tappa e dove evidentemente erano stati accolti sempre bene. Tra una canzone e l’altra infatti rimembravano con nostalgia il “vecchio” Aquaragia, tra problemi di vicinato e di spazio ma evidentemente non di calore. Un amore ricambiato, il pubblico ascoltava attento e sornione.
Uno spettacolo sobrio e partecipato, alle volte un po’ zuccheroso altre volte malinconico in punta di fioretto. L’ultimo “Pianissimo Fortissimo” è di certo musicalmente più arioso di “Canzoni Allo Specchio” e ciò si sentiva anche dal vivo, l’uno influenzava le canzoni dell’altro che diventavano più serene anche se con quel pizzico di rimpianto (per “Pianissimo…” l’ho definito senso di “inadeguatezza”) che è una costante dei Perturbazione, e non sto parlando solo di “Animalia” e di “Se Mi Scrivi” che sono già ariose di per sé.
Tommaso Cerasuolo si dondolava con timidezza ostentata e chiedeva scusa per essere entrato con quel berretto che capeggia anche dalla foto del booklet di “Pianissimo…”: “L’ho tenuto in testa anche se mi sembrava strano” (“Ti prego scusami, se puoi”, canterà più tardi). Poi si lanciava in improbabili dissertazioni sulla borghesia dell’800, forse in preda a qualche trip di troppo, che strappavano sorrisi a più non posso. E condivideva con i ragazzotti indie della bassa i trabocchetti di quello che da passione diventa lavoro, come è per loro per la musica.
Le canzoni di “Pianissimo…” continuavano a candidarsi come la perfetta colonna sonora della primavera 2007, tra l’iniziale “Un Anno In Più” e la conclusiva – testo difficile perché è come un nodo alla gola – “Giugno, Dov’eri?”. Anche il singolo “Battiti Per Minuto”, un po’ snobbata dal sottoscritto in preascolto alla EMI, mi faceva ricredere.
Bisogna tornarli a vedere, questi Perturbazione. Me li sono persi tante volte in passato, ma non mi interessa più di tanto: ora sono davvero al top. Con tutta la buona pace di chi crede che le major uccidano il mercato: alle volte, non c’è che dire, investono proprio bene.
Siparietto finale: il mitico Domizzi, ignaro ascoltatore di chi calcava il palco, aggregatosi a me e Ort senza conoscere alcunché del gruppo di Torino, ascoltava alla fine del concerto le noiose annotazioni di chi scrive: “Però ce n’era di gente per i…” – momento di dislessia – “… per i Pertubazione”. “Come si chiama il gruppo??? Peripertubazione?”. Scritta non fa ridere, lo so, ma dovevate esserci.
(Paolo Bardelli)