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I Tre Allegri Ragazzi Morti, o meglio Davide Toffolo, ci credono un sacco in quello che fanno e allo stesso modo la loro fanbase di mascherati che attorno a loro ha costruito questa specie di culto. Un culto comunque voluto, in un certo senso programmato, proprio partendo da quelle maschere che vorrebbero essere l’alternativo contro la massa, ma che allo stesso tempo rendono uguali e irriconoscibili tutti quelli che la portano. Contraddizioni filosofiche a parte, i TARM hanno creato un piccolo mondo tutto loro.
E proprio sulla base di questo, il nuovo disco, “La Seconda Rivoluzione Sessuale”, piacerà sicuramente a qualcuno. Poco importa se si tratta di un’uscita che rasenta l’inutilità, non solo per il mercato discografico, quanto anche per la carriera dei tre. Perché se “Ogni Adolescenza” viveva ancora della sua credibilità nel rappresentare una certa generazione, e pezzi come “Occhi Bassi” sicuramente potevano dire qualcosa, dopo il piattume de “Il Sogno Del Gorilla Bianco” adesso si vira verso la più insipida delle soluzioni. I TARM infatti si lasciano ormai alle spalle quel suono un po’ punk, un po’ rock’n’roll sempliciotto, e tirano fuori riff e idee più vicine all’indie-rock che ha già sfornato un milione di gruppetti inutili. Così non vedo perché debba aggiungersene un altro, per di più italiano e senza una minima botta di ispirazione.
“In Amore Con Tutti” e “La Sindrome Di Bangs” sono forse gli unici momenti musicalmente interessanti, mentre il primo singolo “Il Mondo Prima” vive dell’unico testo ispirato del lotto: l’ennesima riedizione del tema adolescenziale. Peccato che ci si trovi di fronte ad un quarantenne che spesso e volentieri utilizza una semplicissima operazione nostalgia (tanto cara a gente innocua come Max Pezzali) ma infarcita di testi naif che ne vorrebbero aumentare lo spessore superficiale. Il problema è che sotto la superficie si trova ben poco, così che il resto del disco veleggia verso il vuoto più assoluto. Vuoto rappresentato appieno dal triste rifacimento di “My Little Brother” degli Art Brut, trasformata per l’occasione in “Mio Fratellino Ha Scoperto Il Rock’n’Roll”. Speriamo soltanto l’abbia fatto con un disco che non sia questo.
A quanto pare “La Sindrome Di Bangs” è dedicata soprattutto a tutti i piccoli recensori semi-falliti come il sottoscritto. In nome della musica che amiamo continuiamo ad andare avanti e a dire la nostra nonostante la paga sia zero e ci si rifocilli di sola passione.
Il mondo, Kalporz, e il sottoscritto, ringraziano.
E allora, come piaceva fare a Bangs, chiudo il pezzo facendo mie le parole della canzone in questione:
“Non capisco perché perdete tempo a leggere questa recensione scritta con i piedi. Andate.. andate dritti nel loro sito e scaricate gratis il loro ultimo lp”.
Sì.
Gratis, però.