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Ripartire dopo la chiusura di capitoli importanti della vita rappresenta sempre una prova di carattere non indifferente. Lo sa bene Dean Wareham che, più di quindici anni fa, attraversava il passaggio dagli intramontabili Galaxie 500 alla meravigliosa creatura chiamata Luna. Ma, da più di un anno, anche loro sono un ricordo del passato. Fortuna vuole che la rottura fosse già stata preparata da tempo assieme alla bassista degli ultimi anni dei Luna, Britta Phillips. “L’Avventura”, esordio datato 2003 e seguito fino ad ora da due ep, segnava appunto la nascita di una nuova avventura sonora per uno dei personaggi di riferimento dell’underground americano dalla metà degli anni Ottanta ad oggi. Nuove coordinate, nuovi stimoli. Un sound che mette da parte la centralità delle chitarre, che ha contraddistinto tutti i suoi progetti precedenti, per tuffarsi in un affascinante universo di affreschi pop, ricco di arrangiamenti fiabeschi e squisitezze vocali al femminile. Sarò di parte, ma quando si ha tra le mani una mente simile non può che essere un successo.
L’incipit di questo nuovo lavoro è affidato alla sensuale voce di Britta, capace di dipingere una ballata che rapisce immediatamente e fa intendere che questo nuovo viaggio sarà difficile da dimenticare. La concretezza della bionda bassista viene fuori nell’irlandeggiante “You Turned My Head Around” con picchi di voce che non ti aspetti mentre torna a cullare nella bellissima “White Horses”. L’alternarsi al microfono sembra dare freschezza alla tracklist: Dean è infatti indiscusso protagonista di “Words You Used To Say” (contenuta nell’ep uscito a fine 2006) e “Teen Angel”, che ricorda piacevolmente i Luna ultimo periodo. La tripletta finale è però qualcosa difficile da raccontare con aggettivi. Romantica, termine già caro ai nostri, sembra quello più appropriato. Tre ballate di indiscutibile valore di cui voglio avanzare la mia personale candidatura per “The Sun Is Still Sunny” a pezzo più rappresentativo. Un duetto da gustare nelle nottate in cui si fatica ad addormentarsi e si vorrebbe soltanto che una melodia accompagnasse le palpebre nel sonno. Non sarebbe che il miglior modo per dire grazie ancora una volta per musica tanto semplice ma tanto straordinaria.