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Il vecchio Thomas Fehlmann ritorna. Dalla sua base berlinese esce con un album per la Kompakt, label di Colonia alla quale è legato anche con il glorioso progetto di lunga data The Orb condiviso con l’altro vecchio, il Dr. Alex Paterson.
Visto che ancora non si è stancato, Fehlmann ci propone una manciata di tracce in linea con la tradizione che porta avanti dalla fine degli ’80: una techno-ambient vicinissima agli Orb sentiti in “Okie Dokie” (Kompakt, 2005). Paesaggi lunari fatti di polvere e linee di basso, sensazioni acide, abbandoni e rilassatezze.
“Honigpumpe” non segue certo l’attuale sviluppo della scena elettronica. Come un po’ tutte le ultime uscite, sia di Fehlmann, che degli Orb, possiede originalità e caratteri propri. Per questo motivo potrebbe essere etichettato come superato o semplicemente ripetitivo. Diversamente può essere considerato espressione personale e ancora ispirata; un’attitudine originale nell’imprimere leggerezza a strutture ritmiche tipiche della techno e della house alle quali viene dipinto intorno di volta in volta uno scenario diverso.
“Strahlensatz” come “Atlas” e “Arbeltstitel” è polvere di stelle che fluttua nell’aria, “Soziale Waerme” il punto d’incontro tra ambient techno e dub. “Schaum” si sviluppa su di una struttura ritmica intangibile. “Little Big Horn” si concretizza in una leggera ragnatela IDM, mentre “Blenenkoenlgln” sembra uscita da un 12” della Basic Channel. Dal sapore più dancey “TRNTTF” e “100 Baeume”. Tintinnii e suggestioni ambient in “Atlas 2”.
L’album si conclude con la graduale esplosione tech-dub di “Dusted With Powder” e gli spazi infiniti di “With Oll”.
Siamo nel 2007 e Fehlmann esce con un lavoro ancora molto personale perché saldamente legato alla tradizione che egli stesso ha contribuito ad affermare. Questo potrebbe suscitare alcune critiche nei suoi confronti anche se immaginiamo che egli per primo non senta il bisogno di piacere a tutti. Per questo “Honigpumpe” sarà meritatamente accolto a braccia aperte da tutti quelli che hanno sempre apprezzato gli Orb così come i successivi sviluppi delle carriere di Fehlmann e Patreson. Per loro questo è un album da avere ad ogni costo, da ascoltare e riascoltare. Per tutti gli altri potrebbe essere una scoperta tardiva.