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Robert Schneider è uno che sa il conto suo. Stimatissimo fondatore del collettivo Elephant Six, frontman degli Apples in Stereo dedito anche a qualche gruppetto parallelo e produttore di una mezza dozzina di altri dischi, comprese due meraviglie sotto il nome di Neutral Milk Hotel (un altro gruppo dietro al quale si cela sostanzialmente una sola mente, quella di Jeff Mangum).
Della formazione originale degli Apples in Stereo è rimasto solo più lui. Hilarie Sidney, batterista, cantante e ex moglie di Schneider ha mollato la band l’estate scorsa appena finite le registrazioni di quest’ultimo “New Magnetic Wonder”. Line up a parte, la musica degli Apples, sulla carta, resta sempre la stessa: bizzarro pop psichedelico a bassa fedeltà, divertente e caciarone, tanto sperimentale nei suoni quanto legato al modello pop delle canzoni di Beatles e Beach Boys.
Ora, a dire il vero, della creatività degli esordi è rimasto ben poco. A meno che per sperimentazione non si voglia intendere l’utilizzo del vocoder in quasi tutte le canzoni, ma allora dovremmo tessere le lodi degli Eiffel 65 e questo non ci pare opportuno. Non che “New Magnetic Wonder” sia completamente da cestinare: ci sono canzoni più che godibili come l’estiva e appiccicosa “Energy”, la rockettara “Skyway”, la tastierosa e ballabile “Same Old Drag” e il brit-pop di “Open Eyes”; spiccano poi i due pezzi scritti e cantati da Hilarie Sidney, “Sunndal Song” e “Sunday Sound”, a metà tra Smiths e Camera Obscura, e colpisce la bella “7 stars”, esempio lampante della maturazione di Schneider in qualità di produttore.
Il problema è che il resto del disco è disseminato di episodi poco significativi di musica campionata o effettata, piccoli intermezzi di trenta secondi che lasciano qualche perplessità: una nuova forma di non-canzone pop o un semplice riempitivo per il minutaggio?
Ascolto dopo ascolto si ha l’impressione che gli Apples in Stereo del 2007 facciano finta di essere un gruppo di giovani tanto cool alla ricerca di quel successo commerciale che immeritatamente non hanno mai raggiunto. Ma in fin dei conti, a differenza degli Of Montreal e degli Essex Green, colleghi del collettivo che hanno saputo rinnovarsi col passare degli anni, la band del Colorado ora suona come la copia sbiadita e appesantita degli Apples in Stereo di “Fun Trick Noisemaker”, vero capolavoro indie-pop del decennio passato. Come se una ruspa fosse passata sopra quella baraonda di suoni e timide vocine, livellando e standardizzando quell’alternarsi di chitarre acustiche e ronzii noise così intriganti nel 1995.