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Per quanto tempo ancora il signor Umberto Giardini si sentirà dire che la sua voce assomiglia troppo a quella di Manuel Agnelli? Eppure è la verità: ugole gemelle, l’una appena meno spigolosa dell’altra.
Eppure, è dai giorni di “Fiducia nel nulla migliore” che Moltheni ha iniziato a muoversi su altre rotte: soffocata in culla la svolta stoner di “Forma mentis” (l’album che la major di turno non ha voluto pubblicare), il cantautore ha scoperto il suono del Würlitzer, che da quel momento è diventato una vera e propria costante, la parte mancante della propria espressività.
“Io non sono come te” prosegue sulla stessa rotta tracciata dagli ultimi due album di Moltheni, ma la novità è che, in queste sei canzoni, è la natura a parlare: una natura dolce ed enorme, Madre protettiva da proteggere. Accanto a testi sempre meno ermetici, il suono diventa sempre più naturale grazie alla chitarra acustica: semplici intarsi di nylon si adagiano su un tappeto morbidissimo di tastiere, portando Moltheni dalle parti di Nick Drake (o, per rimanere ai giorni nostri, di un folk-rocker stralunato come Josè Gonzalez).
È tutto qui: canzoni tracciate con tratti sempre più brevi e netti, che parlano d’amore senza nascondersi (“Tu”, gemella della “Io” che apriva “Toilette memoria”) e che respirano un’aria più pura. Venti minuti rarefatti, che in fondo, però, non si salvano dalle trappole della ripetizione e della monotonia.