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La seconda edizione di Nextech Festval conferma tutte le buonissime impressioni sucitate dalla rassegna precedente. Giusta cornice, eccellente selezione di performers e stili, ottima risposta di pubblico.
La serata del giovedì si apre con l’esibizione della coppia Kieran Hebden and Steve Reid. I due, usciti nel 2007 con “Tongues” (Domino), alternano, secondo lo stile proprio del loro suono, fasi di rumorismo apparentemente confuso a repentine esplosioni ritmiche. Hebden detta i tempi col suo laptop, mentre Reid alla batteria sembra, ogni tanto, perdersi nei propri pensieri per poi “attaccare” di nuovo. Un’esibizione convincente a metà: l’impressione è che i due fuoriclasse, divertendo e divertendosi, non siano riusciti a riprodurre fino in fondo l’essenza di quello che troviamo nei loro album.
A seguire il live set di Rodion che indirizza la serata verso luccicanti orizzonti disco house.
Con i Teenage Bad Girl ci facciamo una buona oretta di electro mentre sale l’attesa per Mr. Oizo, uomo di punta, almeno sulla carta, della serata sul dance floor. Il suo inizio è molto promettente, ma, alla distanza, il dj set perde parte del suo appeal, risultando certamente sotto tono rispetto alle migliori selezioni delle serate successive.
Gli Stateless aprono il venerdì. Le composizioni del loro esordio su K7, peraltro decisamente positivo, invadono i locali della Stazione Leopolda. Il loro suono è una creatura meticcia che conserva alcuni caratteri propri degli ultimi Radiohead, frequenti spunti dell’indimenticabile Mo Wax, il mood degli Unkle e le scorie degli anni d’oro del trip hop. Seguendoli con attenzione sembra che manchi qualcosa: forse, stranamente, il palco non è ancora, per loro, il luogo che li rende capaci di esprimersi al meglio. Dal vivo, pur riuscendo a coinvolgere sia emotivamente che fisicamente i presenti, mancano ancora del giusto spessore.
Stateless (foto Tommaso Artioli)
Chic Miniature (foto Tommaso Artioli)
Accattivante l’esibizione electro – minimal per gli Chic Miniature (Guillaume Coutu Dumont e Ernesto Ferreyra), appena prima dello strepitoso dj set di Moodymann. Il dj/producer di Detroit dispensa tracce di soulful house alternate a pezzi funky e hip hop, regalando ai presenti le sensazioni di una session di metà anni ’90.
Sorprendente il giovane argentino Barem che, con l’inconfondibile rigurgito techno della label Minus, conclude a testa alta una serata all’insegna della qualità e dell’eclettismo elettronico.
Moodymann (foto Tommaso Artioli)
Barem (foto Tommaso Artioli)
Il sabato è tutto di Dj Koze. L’uomo di Amburgo tiene in pugno la sala fino alle 3 di mattina senza alleggerire mai la tensione, senza scadere mai, incastrando suoni minimal e battute techno, smorzando, sul finale, con un paio di pezzi house d’annata.
Dj Koze (foto Tommaso Artioli)
Il festival si conclude in maniera trionfale e, se scorriamo di nuovo il programma, non possiamo fare altro che constatare l’elevata qualità dei performers che hanno preso parte all’evento. Non capita spesso, almeno in Italia, di avere, in una sola serata, la possibilità di vivere tutte insieme le molteplici e diverse facce del suono elettronico contemporaneo.
L’abbinamento musica elettronica – performance visuale funziona: c’è sempre tanto pubblico pronto a rispondere a stimoli di questo genere.