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Lo sappiamo, siamo monotematici. Ma che ci possiamo fare? Aspettando l’attesissima recensione del Meale, che sarà online la prossima settimana, andiamo a sbirciare come è stato accolto “In Rainbows” dai recensori di tutto il mondo.
Un trionfo.
Pitchfork sottolinea che i Radiohead si sono “liberati dalla pressione autoimposta di innovare a tutti costi e suonano per la prima volta veramente fruibili”, mentre The Guardian si esalta per la scelta di “avventurarsi in nuovi territori emotivi”.
Tutti d’accordo, inglesi ed americani: New York Times, Los Angeles Times e Billboard, per il quale “In Raibows” è “più umano, più onesto”.
Rolling Stone è poi categorico e definitivo: “nessun’altra band sul pianeta suona così. Trasmette un tensione emotiva che dimostra che tutte le altre rockstars ci debbono delle scuse”.
Tutti gli estratti dei commenti si possono leggere direttamente su Metacritic (http://www.metacritic.com/music/artists/radiohead/inrainbows).
Una voce fuori dal coro è invece quella di tal Charlie Wilmoth per Dusted Magazine, per il quale “In Rainbows” è “come guardare un gran film su un incredibile schermo piatto ed essere autorizzati a vederlo solo indossando occhiali con la prescrizione sbagliata. E’ un’esperienza un po’ folle e credo che butterò via gli occhiali e prenderò un libro”.
Dusted vuol dire “impolverato”, vero?
(Paolo Bardelli)