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Non si deve poi faticare molto per trovare una definizione che si adatti a questo disco: il fatto stesso che sia attribuito ad un collettivo animale ed intitolato alla marmellata di fragole rende sufficientemente l’idea di una sostanza schizzo-appiccicosa, qual è quella di “Strawberry Jam”… E non è nemmeno necessario rovistare fra chissaquali pionieri dimenticati della psichedelìa o stregoni dell’avanguardia storica per scovare chi abbia più ispirato lo stile cangiante di Panda Bear in questa sua ultima fatica.
Basterebbe prestare orecchio alle bollicine di “Unsolved Mysteries”, ai canti tribali miniaturizzati in “Chores” o a un’altra qualsiasi delle bizzarrìe fricchettone di cui è stato farcito “Strawberry Jam”. Ascoltarle per bene e poi correre con la mente alla Swingin’ London di quarant’anni fa, dove un quartetto musicale, guidato da quella testamatta di un chitarrista, si diverte a riempire le sue deliziose canzoncine con rumori di chitarra, battiti di macchina da scrivere, nastri che girano al rovescio, sitar indiani…
Nessun azzardato parallelo Lennon – Lennox, nessun improbabile derby Panda versus Walrus, per carità! Ma è un dato di fatto che da quando si è lasciato alle spalle rumorismi vari per abbracciare la causa delle Sung Tongs, il Collettivo Animale ha fatto il suo ingresso nel palazzo del Pop dall’entrata principale.
Questo è semplicemente Pop: anarchico ed onnivoro, che divora ogni suono, stimolo o idea si trovi sulla propria via e lo risputa perfettamente stilizzato. E’ Pop ludico, che ha ancora la capacità di giocare con la sperimentazione e le novità senza mai prendersi troppo sul serio. Un Signor Pop, di nobile e antica tradizione, che impacchetta tutto il prezioso raccolto in una decina di canzoni, ballerine, nevrotiche ed irresistibili.
Questo è il Pop degli Animal Collective, la loro freschezza rinnovata e un estro ancora tutto impiastricciato di marmellata… Che poi un disco così non schizzi prontamente in cima alle classifiche come facevano un tempo i vari “Revolver” e “White Album”, è un problema più di tempi confusi e di orecchie pigre, che non di bizze da artisti. Queste, una volta tanto, funzionano alla grande!