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Ecco gli album del 2007 secondo Kalporz
1. RADIOHEAD – In Rainbows
[kalporz] In Rainbows —-Messaggio originale—-
Da: Tommaso Data: 18-ott-2007 12.41
Ma il Bardelli e il Vecchi cosa ne pensano di IN RAINBOWS ? (la domanda è ovviamente rivolta anche a tutti gli altri)
Da: Piero Data: 18-ott-2007 13.12
Disco dell’anno.
Da: Daniele B. Data: 18-ott-2007 14.13
cazzodiciiiii 😀
Da: Paolo Data: 18-ott-2007 14.07
toccante, leggero quando serve con sferzate cupe tipiche loro, rotondo. subito l’ho definito un disco suonato da brasiliani che vivono in islanda e sono ancora dell’idea. in alcuni punti mi pare prodotto peggio (es. il finale di “all i need”), a tal punto che ho fatto fatica a riconoscere la mano di godrich, però per il resto mi piace che sia un album suonato… evidentemente l’album solista di yorke ha espunto tutti gli appesantimenti elettronici (come l’album solito di darkel ha fatto sì che l’ultimo degli air non abbia la roba kitsch…).
Da: Stefano Data: 18-ott-2007 14.37
Visto l’importanza delle cosa, che ne dite di una bella recensione collettiva? tipo 600 battute a testa, in cui ognuno sarà libero di dire che In Arcobaleni spacca perentoriamente il culo 😀
Da: Raffaele Data: 18-ott-2007 15.10
ps. disco dell’anno no, ma disco bellissimo si!!!
Da: Piero Data: 18-ott-2007 15.40
Daniele, come ha dimostrato il Connect dove se io ero un palco tu eri all’altro abbiamo gusti un po’ diversi 🙂
Da: Tommaso Data: 18-ott-2007 15.57
Ho scatenato un dibattito!
Da: Francesco Data: 20-ott-2007 12.11
Voglio dire anch’io qualcosa! Il disco dei Radiohead è bellissimo, io lo sento molto vicino in certi passaggi a Ok Computer, ma con la consapevolezza aggiunta di aver attraversato le lande estreme di Kid A e Amnesiac (ed essere sopravvissuti!), il suono poi è favoloso, bello denso, si sente chiaramente che i musicisti sono felici di suonare e creare insieme (al contrario di Hail To the thief)…Questo per me è davvero il disco del “ritorno” dei Radiohead, innanzitutto a sè stessi. Che poi se uno ci pensa, per dire, anche gli ultimi dei National o degli Okkervill River sono album bellissimi, ma un disco come “In Rainbows” è ancora più bello perchè trent’anni fa non sarebbe stato possibile, è un suono che appartiene solo a qualcosa che sta accadendo “adesso”. Un’altra cosa che ha dell’epocale secondo me è che io, in tutta onestà, mi sono scaricato il disco legalmente senza scucire una sterlina!! e stiamo parlando di una delle rock bands più seguite del pianeta! Questo non potrà non avere delle conseguenze nel mercato discografico e musicale. ecco questo potrebbe essere un argomento interessante per uno speciale 😉
2. WILCO – Sky Blue Sky
«Roba grossa. Ogni volta pensi che non ti possano più sorprendere perché: “ehi, avete fatto TROPPI capolavori” per una sola vita. E invece. E invece Jeff Tweedy ce la mette tutta a prenderti in giro facendoti capire che lui, le canzoni che ti pugnalano il cuore, le scrive schioccando le dita. Questa volta niente rumorini e avanguardia. Tsk. Fosse quello il segreto dei Wilco staremmo sprecando fiato per una stupida band di pop intellettuale. Macché. Il segreto è antico come il mondo. Chi sa scrivere canzoni, alla fine, vince.»
3. THE NATIONAL – Boxer
«Zero hype, tutta sostanza: le storie di alienazione metropolitana e vagabondaggi notturni dei National sono fiabe della buonanotte senza lieto fine che uno vorrebbe farsi raccontare all’infinito. Un album cupo eppure pacificante, straordinariamente intenso ma leggero come il fumo di una sigaretta alla fine di una storia, di una battaglia, di un pezzo di vita vissuta.»
4. PJ HARVEY – White Chalk
«Nei dischi migliori di PJ Harvey (e questo, a scando di equivoci, appartiene alla categoria) le parole arrivano con una forza tale da chiedersi se quello che ascoltiamo sia un’autobiografia o meno: in “White chalk” la partecipazione emotiva è talmente intensa da lasciare letteralmente storditi.»
5. THE GOOD THE BAD & THE QUEEN – The Good The Bad And The Queen
«Doveva essere il super-album del super-gruppo, mostri del rock che si mettono insieme e che possono solo suonare da far paura. Poteva essere roba cervellotica, roba tecnica, roba da far invidia, in realtà a conti fatti “The God, The Bad & The Queen” è un beautiful loser. Un album per perdenti, che porta quasi un po’ di sfiga dal tanto che è lugubre e disilluso. Un disco quindi da allontanare come la peste? No, piuttosto da conoscere perché non viviamo sugli alberi. Che si fa amare come un protagonista di un testo di De André.»
6. DINOSAUR JR. – Beyond
«Siamo sempre nei territori di un rock psichedelico, acido, punk e graffiante, con la chitarra di J Mascis in prima fila e le distorsioni che rimbalzano dal canale destro al canale sinistro per esplodere in un tornado sonoro che catapulta tutto negli anni di “You’re Living All Over Me”.
7. BUFFALO TOM – Three Easy Pieces
«A volte ritornano. E quando lo fanno così, ti chiedi cosa gli avesse mai spinti ad andarsene. Bill Janovitz fa parte di quell’elenco di eroi, quella schiera di loser dimenticati che riescono a raccontarti la storia della loro vita al bancone del bar. “Eh sai, non so suonare la chitarra. So mettere assieme giusto quattro accordi e spostare il capotasto”. Nessun problema Bill. Fino a quando le melodie usciranno così e la passione esploderà dagli amplificatori come se fosse ancora il 1992 o l’anno che preferisci, potrai fare quello che vuoi. Offro io il prossimo giro.»
8. ARCADE FIRE – Neon Bible
«Quando le aspettative sono così alte, è facilissimo farsela sotto, rinunciare alle responsabilità. Non loro, non adesso: gli Arcade Fire hanno sangue e polmoni per essere dei capibranco, dietro cui correre nelle fredde praterie del nostro mondo scombinato. “Neon Bible” brilla di una luce oscura che moltiplica le rifrazioni sonore di Win Butler & c. pur mantenendo altissime temperature emotive.»
9= AIR – Pocket Symphony
«L’album più ovattato degli Air. Si attutiscono le emozioni, si incarnano sotto pelle come tatuate sui nervi, si rinchiudono dentro alla scatola cranica e non escono più. Disorientante, straniante, etereo e inquinato come solo il cielo di Giappone può essere.»
9= LCD SOUNDSYSTEM – Sound Of Silver
«Ormai poco sorprende anche nell’elettronica: tutto già sentito, già metabolizzato. Murphy invece ci spiazza ancora, ci mette nell’angolo con loop ipnotici, giri di basso infernali, urletti da eunuco cazzuto. “Sound Of Silver” sprizza energia da tutti i pori, riconcilia anche i più vecchietti con il dancefloor. Musica intelligente.»
9= IL TEATRO DEGLI ORRORI – Dell’impero delle tenebre
«Gente che fa a pugni con la vita, con Dio e con i santi, che getta l’amata in fondo a un pozzo e poi si sbronza e dorme per terra come i cani. Di gente che ha perso la memoria, un amico: che, comunque sia, ha perso.»
10= IRON & WINE – The Shepherd’s Dog
«Il barbuto docente di cinematografia presso l’università di Miami, Florida, sforna così il suo lavoro più maturo e consapevole ed è probabilmente proprio dalla sua professione istituzionale che attinge la capacità di raccontare per immagini: Sam Beam riesce a evocare, attraverso i suoni e le atmosfere di questo disco, territori incontaminati e sublimi, ambienti familiari e paciosi, la staccionata o il patio di un ranch, luci calde al tramonto di un avamposto nel deserto.»
10= THE WARLOCKS – Heavy Deavy Skull Lover
«Rinunciando ad ammorbidire il loro sound, i Warlocks tornano alle origini del rumore: melodie avvolgenti ma disturbanti; distorsioni e feedback che sono un inno allo stordimento totale. Il loro disco più oscuro, una specie di concept album sulla morte, è quello che le droghe più malate potrebbero rappresentare se messe su pentagramma: un lentissimo discendere verso la paranoia. Meglio di così non hanno mai fatto. Zombie like drughèt.»