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“Superchiome” inizia nello stesso punto dove “DeFonseca” ci aveva lasciato: gli stessi suoni smanopolanti ci avvisano che le trasmissioni sono ricominciate, e stavolta non si tratta più di semplici prove tecniche. I microfoni della loro personalissima Radio Praga ci restituiscono un Collini un po’ meno ‘comitato’ e sopra le righe rispetto a come lo ricordavamo.
In compenso è aumentato il peso specifico della proposta musicale, tanto il voltaggio elettronico, quanto gli strumenti ‘veri’ come il basso importante che fa da base per “Onomastica”. Meriti e responsabilità vanno distribuiti (anche) fra i numerosi invitati speciali dal sotterra musicale emiliano, primi fra tutti Andy ‘Bluvertigo’ Fumagalli e il Giardino Jukka, che fa sentire la sua presenza soprattutto nei siparietti post della lunga “Cioccolato I.A.C.P.”.
Politica e musica, provincia e amarcord ritornano di prepotenza e come un tutt’uno al centro del disco, e subito i tre brani di mezzo diventano quelli per cui la scintilla scatta più veloce: già famosi per gli astii nei confronti di certi colleghi concittadini (ma non certo compagni), qui gli ODP vanno a rivangare una vecchia faccenda musical-militante che più di vent’anni fa gettò discordia e ruggini fra gli indipendenti dell’Emilia Paranoica (“Sensibile”). La storia di Barbara in “Cioccolato I.A.C.P.” non fa in tempo a sciogliere il famoso Mistero del Toblerone che già sul riff di moog irregolare e stentato di “Lungimiranza” si creano un altro paio di livori da attribuire e di allusioni da interpretare, in un gioco di enigmi e rimandi alla prossima puntata che farà la gioia degli aficionados.
Ad eccezione del divertissment quasi “lounge” che accompagna la particolare concezione dell’ “Onomastica” così come intesa in Emilia (quando un nome ‘era tutto quel che davi’), questa volta l’efficace manipolo di tecnici ingegneri e co-produttori del suono hanno deciso di srotolare un tappeto rosso-malinconia per tutte le storie raccontate da Max: non soltanto, quindi, l’elogio funebre paterno di “Venti Minuti” ma anche la storia di una vecchia Golf senza la quinta marcia, sequestrata e poi fieramente riconquistata sotto il naso della sbirraglia, ha il suo legittimo sapore agrodolce ed evocativo.
Qualcuno – perché qualcuno ci sarà, fidatevi – prenderà il tono crepuscolare delle musiche come una scusa per ciarlare di “svolta intimista” o peggio di un “abbassamento dei toni” politici e comizieschi, con conseguente e supposizione di rinuncia alla causa: saranno coloro che del pianeta Offlaga, dei suoi essenziali riflessi fra microcosmi personali e macrocosmo politico non hanno ancora capito molto. E che proprio non riescono ad immaginarlo, il loro utopico “paradiso socialista” dove davvero non ci siano animali più uguali di altri animali e ogni impresa, per quanto privata, abbia lo stesso valore pubblico: il valore delle vittorie rivoluzionarie, avvistato con lo stesso trionfalismo elettronico nello spettacolare salto del ventralista Vladimir Yashchenko nei campionati di atletica del ‘78 oppure nella coraggiosa (r)esistenza del chirocefalo umbro-marchigiano del lago di Pilato in onore del quale loop e moog si tingono di malinconia.
Che sia quella del candidato brasiliano progressista Luis Ignacio da Silva (detto ‘Lula’) o quella della punkettona Carlotta (detta ‘SuperChiome’), secondo gli ODP ogni storia ha la dignità che basta per essere raccontata e per esigere la sua enfatica, commovente, sacrosanta colonna sonora!