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Se il termine indiepop avesse ancora un significato (ammesso che l’abbia mai avuto…) e dovesse pure aver bisogno di qualche disco per esemplificarne la definizione, risparmiando circa quattrocento battute di metafore prive di significato e sforzi dialettici fatti di improbabili voli pindarici, ebbene uno di quei dischi potrebbe essere “Our Ill Wills”, seconda uscita degli svedesi “Shout Out Louds”.
Il manifesto programmatico della band scandinava potrebbe essere letto nella voce del cantante: simile, ma non sempre, a quella di Robert Smith. La somiglianza coi Cure si ferma però a questa costruita assonanza tonale perché è nella sola “Normandie” che sono evidenti i richiami col gruppo simbolo dello spleen dark degli anni ’80. Non è difficile, infatti, scorgere un tentativo di plagio ai danni di “Close to Me”…
C’è un peccato originale in questo disco, quello della mancanza totale di almeno un minimo di cifra stilistica che ci riconduca alla band di cui si sta scrivendo, è disseminato, infatti, dall’inizio alla fine, di una quantità enorme di citazioni (più o meno involontarie, o volontarie?) che ne fanno un condensato di derivazioni delle tendenze pop degli ultimi cinque o sei anni, un vero e proprio Bignami della scena indiepop (ancora!!!) canadese e americana (hai detto niente…): si va dai ritornelli trascinanti scimmiottanti gli Arcade Fire, alla cadenza cantilenante à la Conor Oberst di alcuni episodi di “Digital Ash in a Digital Urn”, fino al disimpegno malinconico dei Death Cab for Cutie.
Si inizia con un pezzo di deflagrante potenza pop (“Tonight I Have to leave It”) fatto di chitarra acustica, riff accattivanti di tastiera e percussioni di campane, campanelli e campanacci tali da farti credere di essere nel bel mezzo di in un pascolo bavarese o a sfilare per le strade di Rio durante il carnevale. Il resto scorre in maniera abbastanza ordinaria e ordinata, alternando singoli che strizzano l’occhio ai passaggi radiofonici (la stessa “Tonight I Have to leave It”, “Impossibile”, “Time left for Love”), alla classica ballata indie (“Blue Headlight”), alle pseudosperimentanzioni strumentali di “Ill Wills”.
Distribuito in Italia da Homesleep a partire dal 28 gennaio, con considerevole ritardo rispetto alla uscita ufficiale nel resto del mondo, “Our Ill Wills” esce maggiorato di due bonus tracks utili soltanto a confermare che il disco, seppure dotato di alcuni pezzi che si fanno ascoltare con decisa piacevolezza, non ha saputo mai incidere né far venire la voglia di riascoltarlo se non per “dovere d’ufficio”.