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“La signora Marlene va a teatro”, si legge qua e là sul web. E’ la sintesi della svolta marlenica, di questo piccolo salto nel buio rappresentato dalla voluta trasformazione di rock band da terra battuta in gruppo capace di incantare sul sintetico di una platea, usando un linguaggio tennistico.
Scommessa vinta, il passaggio è riuscito, Houston non abbiamo un problema. Oddio, “incantare” sarebbe solo l’obiettivo dei Marlene, in realtà i Kuntz mettono in scena un live assolutamente degno del luogo in cui lo rappresentano, spesso con la giusta tensione anche se a tratti senza il bandolo della matassa circa l’emozione che sta nascosta tra le pieghe delle ambientazioni intime e raccolte.
Ci vorrà del tempo. O forse i nostri torneranno – dopo questa parentesi “elegante” – a ributtare in faccia ai fans maree di watt. Dubitiamo di questa seconda ipotesi, almeno a breve: si coglie appieno che l’attuale collocazione del gruppo di Cuneo è fortemente bramata e che è una situazione a cui Godano crede con tutto se stesso.
Appunti di serata: ambientazione scenica particolarmente curata, con tre pannelli di fili tessuti dietro e luci a stelo semplici messe a semicerchio dietro i musicisti. Cristiano suona seduto i primi tre pezzi, con la chitarra acustica in grembo, mentre Tesio “deve non suonare” in alcuni inizi (esempio in “Siberia”, cover dei Diaframma). La partenza del live è ineccepibile, “Stato d’animo” ci porta nel mondo marlenico della disillusione in cui molti si ritrovano (“Ora, in fondo alla voragine,è dura, dura come non lo è stata mai”). Buone versioni di “Fantasmi” e “Uno” (finalmente azzeccata la riuscita del ritornello con tutti tranne Tesio che cantano le doppie voci). Era mai successo che Godano non suonasse la chitarra in un pezzo? Ecco qui: in “Canzone Ecologica” fa solo il cantante, coerentemente con il silenzio che è il tema del testo. Una versione silenziosa, appunto.
A metà concerto salta fuori un po’ di piomba (da “L’Esangue Deborah” a “La Canzone Che Scrivo Per Te”), ma da “Amen” in poi i M.K. si rialzano con un dritto e rovescio, “Ricordo”-“Ineluttabile”, da annali.
Ecco, qui si impone una digressione: perché fare tre cover che possono togliere spazio a canzoni-simbolo che arricchiscono un concerto? I Marlene tralasciano volutamente mari e monti di loro canzoni importanti – e non si sta parlando di “Festa Mesta” e “Sonica” che sarebbero state del tutto fuori luogo – per rifare tre pezzi di cui almeno un paio in modo alquanto inutile (“Siberia” e “La Libertà” di Gaber, mentre “Impressioni di Settembre” della P.F.M. è vestita dai sarti Marlene con una forza trascinante). Sono scelte, legittime intendiamoci, ma non è perché rifanno Gaber che i Marlene si autolegittimano a teatro.
Al contrario ci pare importante un riscontro del pubblico:“Nuotando Nell’Aria” è da sempre preda, nelle arene e nelle Feste dell’Unità, di improvvisati cantanti nel pubblico che vogliono karaokare a squarciagola che in quel momento gli manca la pelle dell’amata/o. A Teatro a Bologna qualcuno ha provato per un impercettibile momento a ripetere quel rito trito e ritrito, ma è stato, appunto, solo un per attimo. Poi si sono zittiti tutti, forse non incantati ma di certo assetati di ascoltare quella canzone nei suoi anfratti intimi della versione teatrale, di sentirla davvero.
Ed è così che i Marlene si legittimano a teatro.
(Paolo Bardelli)
Scaletta:
- Stato D’Animo
- Siberia
- Fantasmi
- 111
- Canzone Ecologica
- Musa
- Uno
- La Libertà
- Nuotando Nell’Aria
- L’Esangue Deborah
- Serrande Alzate
- Bellezza
- La Canzone Che Scrivo Per Te
- Amen
- Ricordo
- Ineluttabile
- Negli Abissi Fra I Palpiti
- Notte
- Impressioni Di Settembre