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La kermesse mantovana è nata nel 2004, se vi ricordate, come protesta capeggiata da Nando Dalla Chiesa nei confronti del Festival di Sanremo, gestito quell’anno dal celebre e discusso Tony Renis, amico del Silvione nazionale, la cui mano in questo modo pareva allungarsi anche sulla celeberrima manifestazione canora del nostro Bel Paese.
Il MMF nel 2008 non ha più nulla di politico, e meno male. L’edizione di quest’anno è stata dedicata al Rock, anche se sfogliando il programma fanno capolino pure Jazz e Classica. La formula organizzativa è stata presa in prestito dal Festivaletteratura che si tiene ogni anno a Mantova, e che è stato per la città la madre di tutti i vari Festival fioriti negli ultimi anni.
In comune con la kermesse letteraria, quella musicale ha il dipanarsi su di un periodo di qualche giorno, l’impegnare numerosi luoghi della città come piazze, teatri, gazebo appositamente allestiti, anche contemporaneamente e per tutto il periodo del Festival. Oltre ad eventi collaterali come incontri con autori e personaggi del mondo dello spettacolo, la parte centrale è stata naturalmente quella dei concerti. Le esibizioni principali si sono tenute in tre piazze del suggestivo centro medievale, oltre che su un grande palco immerso nella natura del Campo Canoa in riva al “lago” formato dal Mincio, con vista mozzafiato sulla reggia dei Gonzaga, e su di un palco mobile (“Rock-a-Bilik”) che, trasportato da un camion, ha permesso alla musica di raggiungere alcuni posti della cintura periferica mantovana che sono solitamente tagliati fuori da questo genere di iniziative.
Tutti i concerti sono stati completamente gratuiti. Va detto che quest’anno, a differenza delle prime edizioni, i nomi di spicco sono stati relativamente pochi e non ce n’è stato nessuno di richiamo veramente nazional-popolare: Casino Royale, Hormonauts, Raiz, un DJ set di Howie B, Linea77, Dufresne, Ardecore, Antonella Ruggiero. La maggior parte di questi si è esibita di sera sul palco del Campo Canoa, subito dopo rassegne di artisti emergenti, con Paola Maugeri a presentare. Nelle piazze del centro, invece, si è dato spazio al Jazz nella cornice perfetta di Piazza Alberti – da segnalare su tutti i Giovanni Falzone Electric Quartet, ed alcune ottime esibizioni delle classi di Jazz di vari Conservatori italiani. Sul palco di Piazza Erbe si sono esibiti gruppi rock emergenti che presentavano il proprio CD. Molto interessanti sono stati in particolare i concerti di Piazza Broletto: artisti tutti decisamente emergenti ed indipendenti, nonché provenienti da varie città d’Italia con l’intento esplicito di creare un network che permetta ai propri membri di esibirsi nelle città di provenienza degli altri (“MMF Live Exchange”, www.myspace.com/mmfliveexchange). Si segnalano le esibizioni della talentuosa Maria Lapi e del suo gruppo da Milano, dei giovanissimi Magenta, band psichedelic-pop di Ravenna, e di Andrea Paglianti, cantautore sopraffino di Padova.
Certo, la meteorologia di questa bizzarra primavera non è stata molto clemente con il Festival, ed un clima più consono alla stagione avrebbe attratto un pubblico più numeroso. Tuttavia solo la serata di sabato è stata interrotta da un potente acquazzone, mentre per il resto ce la si è cavata con temperature un po’ più fresche del previsto: la manifestazione ha ottenuto a conti fatti un discreto successo, ma pecca ancora d’immaturità.
Infatti, un festival siffatto, è dispersivo: d’accordo offrire tanto, ma si rischia che siano troppi gli eventi, i sub-festival all’interno del calderone MMF, la varietà e la natura delle proposte. E’ mancato il tema principale, una cifra unitaria che potesse coinvolgere il pubblico in un’esperienza dal senso compiuto. Fate conto che ci sono stati, oltre ai concerti di cui sopra, una Messa Rock con Don Ciotti, il camion di Rock-a-Bilik che ha portato la musica a sostegno dei lavoratori manifestanti di fronte alla propria azienda in procinto di essere chiusa, spettacoli di burattini, laboratori musicali per bambini, saggi di classica, aperitivi con l’autore, convegni, e gli immancabili (si fa per dire) dopo-festival con Nando Dalla Chiesa un po’ gigione a tenere banco a fine serata. Complimenti alla fantasia degli organizzatori, ma forse converrebbe convogliare tutte queste energie in un’unica direzione. E poi: è un’ottima cosa che quest’anno si sia puntato sugli artisti rock emergenti, ma non sono stati spiegati i criteri con cui sono stati selezionati, né è stato previsto un qualche tipo di riconoscimento ai migliori che avrebbe catalizzato l’attenzione. Inoltre, lo spazio del Campo Canoa era sovradimensionato rispetto agli artisti che vi hanno suonato, e l’impianto di piazza Erbe ha un po’ esagerato con i volumi, oscurando in parte le esibizioni delle vicine piazze.
Senza voler assomigliare alla kermesse ligure “nemica”, che poi ormai non è altro che una trasmissione televisiva neanche più tanto seguita e musicalmente morta, sono manifestazioni come quelle del Club Tenco o di Arezzo / Italia Wave, o magari le folli notti bianche musicali parigine del 21 giugno, che dovrebbero essere prese ad esempio per creare un’ulteriore proposta interessante. Così com’è, il MMF è ancora un’accozzaglia di esibizioni, che, per carità, ben vengano sempre: ma essendo già arrivati alla quinta edizione sarebbe tempo di darle una raddrizzata.