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Non avrà i muscoli del Boss, nè i chitarristi del Liga, non riempi gli stadi. Non ancora. Allevi Giovanni da Ascoli Pieceno ha fatto il sold out agli Arcimboldi. Per una volta abbiamo lasciato a casa maglietta sudata, jeans sbrindellato e panino alla porchetta e siamo andati a teatro.
La location è quella delle grandi occasioni: il Teatro degli Arcimboldi di Milano. Il pubblico anche. Mi metto in ghingheri e parto alla volta della metropoli meneghina. Le peripezie per raggiungere il teatro potrebbero benissimo fare parte della sceneggiatura di una puntata di “Sex & the city”. Ma tranquilli: questo ve lo lascio come spunto per un altra prossima rubrica.
Dicevamo del ricciolino ascolano più famoso del momento.
Allevi è un “non è”: non è musica classica, anche se suonata con i più classici degli strumenti e delle forme. Non è jazz, perché non improvvisa, non è carismatico, parla con un filo di voce. Non è giovane anche se indossa ancora le Converse. Non è pop (?) ma riempie i teatri e vende i dischi. Nel dubbio classificatorio, decido di investire nell’acquisto del biglietto e andare a sentirlo.
Il teatro è sold out e se non fossero per i legni pregiati e le poltroncine rosse, sembra quasi di essere a San Siro. Mancano solo gli striscioni, gli accendini, i reggiseni sul palco e il panzone sudato che vende “birracocafanta”. Tifo letteralmente da stadio all’apparizione di Allevi e al termine di ogni esecuzione. Molti non sono avvezzi ai ritmi concertistici e interrompono la partitura con dei boati nei momenti decisamente più sbagliati. Qui urge un ripasso sui fondamentali. E ahinoi non sarà l’unico.
La prima parte è piano solo. Ma niente riscaldamento, si va giù subito con l’artiglieria pesante. Allevi spara come primo pezzo “Aria”, così, per gradire. Per sciogliere la tensione (di Allevi) e scaldare (la platea). Oddio, non che ce ne sia un gran bisogno, perché il pubblico è proprio caldo. I pezzi di questa prima parte sono tratti dagli ultimi quattro album più recenti e più famosi di Allevi e l’esecuzione live riprende fedelmente la partitura originale. Ogni brano è anticipato da un piccolo aneddoto e ogni esecuzione viene chiusa da scrosci di applausi inarrestabili. La sensazione di essere al Teatro Ariston di San Remo piuttosto che agli Arcimboldi farà più volte capolino nella mia zucca. Chiude la parte solistica “ Jazzmatic”, a mio parere il pezzo più debole: la voglia di fare Jarret senza averne l’istrionico piglio scorbutico o la geniale improvvisazione.
Con l’ingresso dell’orchestra, I Virtuosi Italiani, Allevi veste gli abiti da direttore. Ma si fa per dire, niente frac o marsina e anche l’approccio è decisamente poco ortodosso: bando a leggio e spartito e grande coinvolgimento fisico nel dirigere i maestri.
L’orchesta esegue una suite in cinque movimenti “Angelo ribelle”. Con “Le foglie di Beslan” Allevi ritorna al piano. Il titolo è sufficientemente eloquente, ma non abbastanza per una parte del pubblico pagante. L’inizio del brano è infatti rovinato dai commenti di sala, e “Ma cos’è beslan?” diviene un brutto ritornello.
A questo punto il teatro è bello conquistato. “Prendimi” si impreziosisce grazie all’accompagnamento dell’orchestra. Gli spettatori sono in delirio e anche il primo violino si è ormai fatto contagiare dall’entusiasmo della platea. Manca solo che si gridi un “nudo nudo!” e la gamma delle ovazioni sono state tutte espletate. Ecco l’inizio di “Come sei veramente” e ti aspetti che appaia dietro l’arpa della giovane concertista la Bmw Serie 3 del famoso spot. Parte “Trecento anelli” e zac! via un altro formalismo. Allevi si allontana dal piano e si siede per terra in un angolo. Gambe raccolte al petto e attede il turno, come se fosse nel salotto di Ascoli Piceno. Manca il gatto e poi ti sembra davvero di stare in poltrona in tuta ad scoltare “Evolution” dal tuo stereo.
Bis con standing ovation (sì sì: proprio come per quelli che contano): “Foglie di Beslan” (eh, già ragazzi miei, qui vi tocca proprio cercare in Google), “Whisper” e “Keep moving”.
Concerto terminato. Gli aficionados si spellano le mani. A questo punto è meglio che mi muova anch’io. Verso casa però: mi aspetta un’altra avventura.
(Mara Canà)
Scaletta:
- Aria
- Monolocale 7:30 am
- Go with the flow
- L’orologio degli dèi
- Back to life
- Jazzmatic
- “Angelo ribelle”
- Corale
- A perfect day
- Foglie di Beslan
- Come sei veramente
- Prendimi
- Trecento anelli
Bis
- Foglie di Beslan
- Whisper
- Keep moving