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Revoluciòn y Desperaciòn: se la Grande Mossa dei Radiohead può aver dato scacco ai piani alti della discografia, i tanti presenti gratuiti che ora arrivano a pioggia da parte dei “piccoli indipendenti” – italiani e non – suonano più che altro come segno di sprezzo contro chi in fin dei conti non li ha considerati mai, rendendogli cattivo servizio o non rendendogliene affatto. E allora Socialismo sia: Prendete e Scaricatene Tutti! Pure i Numero 6 sembrano incoraggiarci, quasi sfidarci al saccheggio, permettendoci di buttar giù la versione compressa – con tanto di copertina montabile in allegato – del loro ultimo Ep: “quello con Bonnie Prince Billy” strombazzano impettiti e anche consapevoli che un buon ottanta per cento dei discografici italiani non sappiano di chi diavolo stanno parlando.
E allora spiace dover partire proprio dando addosso al piatto forte: la collaborazione con Willaccio o, per meglio dire, l’infelice idea di affidare musica e testi di un brano magnifico come “Da Piccolissimi Pezzi” alla voce del prestigioso ospite straniero il quale nel tentativo di omaggiare la nostra lingua finisce con l’essere l’ultimo di una folta schiera di nomi (da David Bowie a Stevie Wonder) che negli anni hanno cantato senza avere la minima che idea di che cosa stessero dicendo e suscitando per giunta l’immancabile effetto Stanlio & Olio. Purtroppo il buon Bonnie non fa eccezione e l’occasione di un succoso duetto sfuma in un esperimento riuscito a metà, in un’interpretazione che traballa fra il “dolente” e lo “zoppicante”: poco male comunque, perché il resto dell’Ep scorre che è una meraviglia, toccando quelle alte vette del Pop Pensante all’italiana che solo pochi contemporanei (Baustelle e Virginiana Miller, tò…) sono in grado di raggiungere con altrettanta limpidezza. Il trio genovese conferma la propria sapienza nel confezionare gioiellini pop, così oggi come ieri – “Aspetto” rimaneggia un vecchio brano dal repertorio dei Laghisecchi, prima incarnazione del terzetto.
Rimane da scartare e quella che si presenta come la chicca più gustosa, “Navi stanche di Bufera” scritta a quattro mani con Enrico Brizzi: ora, vuoi per la nota musicalità nella prosa del bolognese, vuoi perché con i testi di Bitossi i Numero 6 sono da tempo abituati a viaggiare con “le vele gonfie di poesia”, vuoi perché lo scrittori e la band non sono nuovi a collaborazioni, sta di fatto che il risultato finale fa decisamente centro smentendo il vecchio mito che vuole le misture tra canzonetta e letteratura come degli intrugli sbilanciati e noiosi. Per un mezzo luogo comune della musica confermato un altro che felicemente si scardina: questa volta è un felice pari e patta.