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Il genio di Luke Vibert non è certo oggetto di discussione. Un po’ per la sua vena avanguardista, un po’ per la disarmante abilità nel padroneggiare le varie espressioni dell’elettronica dall’IDM in poi, un po’ per la sua impressionante quanto ben applicata prolificità, Vibert, al pari di un personaggio come Richard D. James, rappresenta una delle istituzioni del panorama musicale elettronico. Il compagno per questo ultimo lavoro è, di nuovo dopo quindici anni (il loro primo album “Weirs” risale al 1993), Jeremy Simmonds, produttore e remixer di scuola Rephlex, uscito in proprio nel 2006 con l’aka Voafose (“Voafose” – Rephlex, 2006) dopo aver collaborato con AFX al brano “Analoggins” compreso nel 12” “Analord 6”.
“Rodulate” è un album per chi predilige il suono di etichette come Warp, Planet Mu e Rephlex. Trova, per questo, immediati riferimenti nel repertorio braindance come nelle numerose produzioni vibertiane. Le tracce che lo compongono, come all’incirca tutte quelle prodotte da Vibert sotto vari nomi, mostrano, nel loro essere trasversali, ancora una volta connotati fortemente riconoscibili. Si vaga spensieratamente dagli esercizi techno di “Open File” e “Fishing Rain” allo stralunato rap su “Room 28 Rap” per poi ritornare immediatamente verso paesaggi di breakbeat marziana. La capacità di gestire situazioni differenti con coerenza stilistica è l’elemento che spicca lungo tutto il lavoro, emergendo con forza nelle composizioni extraterrestri come “Asteroid Blet” e “Rodulate”, nelle battute spezzate di “Rare Peel” e nelle acide virate di “I Said Acid Than I Said…”.
“Rodulate” non è altro che il groviglio ritmico cerebrale di Luke Vibert e Jeremy Simmonds e per i cultori è semplicemente da acchiappare a scatola chiusa.