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Più che mille parole sulla seconda serata di Milano dei Killing Joke, è più importante quello che dice Rocco: “Paolo, devi assolutamente ascoltarti il primo album, quello omonimo, perché allora non si sentiva nulla del genere. Si arrivava dai Deep Purple, dai Led e dagli Uriah Heep, poi i Killing Joke cambiarono tutto”. Se lo dice lui, che a 46 anni è contento come un ragazzino di vedere per la prima volta live il gruppo di Coleman, bisogna fidarsi.
In effetti la fauna è eterogenea: magliette degli Alice In Chains, degli Iron Maiden, poi ci si mette anche la colonna sonora di “Blade Runner” di Vangelis che accompagna l’entrata sul palco dei nostri a confondere le idee. Chi sono, in fondo in fondo, i Killing Joke?
La muraglia di suono è impressionante come se stessero suonando i Pantera dei tempi d’oro, l’atmosfera quella di una messa laica per reduci della parte più sporca e distruttiva degli Anni Ottanta, quella del punk e dell’eroina, il contraltare dello sfavillante luccichio dell’“Italia da bere”. Tutto ovviamente ovattato per chi adesso c’è, e quindi può alzare al cielo una birra invece che una siringa.
Jaz Coleman dentro alla sua tuta da operaio, truccato in una tipica maschera dark, pontifica tra “Requiem” e “Wardance”, benedice con una semplice bottiglietta d’acqua e i fans vanno tutti sotto il palco a ricevere la consacrazione: tra le sue profezie di fine del mondo e la sua musica apocalittica, altro che esperimenti al Cern, i Killing Joke si materializzano in una notte meneghina come i definitivi santoni dei buchi neri.
La chitarra di Geordie Walker, sbarazzino con un cappellino da baseball sulla testa con visiera sul collo, sprizza metallo e chorus da tutti i pori, e ingigantisce la sezione ritmica impassibile e spaccasassi. Verso la fine del concerto parte qualche pogo tranquillo (Rocco ci si fionda a capofitto…), i pochi reduci si sintonizzano ancora una volta su “Tomorrow’s world” e poi, dopo solo una canzone di bis, i Killing Joke ritornano nella sagrestia.
Ma, allora, cosa sono i Killing Joke? Ecco, mi salva ancora una volta Rocco, mentre mi compra la maglietta del primo disco come si farebbe al figlioletto: “I Killing Joke sono la frontiera tra il rock e il metal”. Sincero e chiaro come sempre. Grazie, Rocco.
(Paolo Bardelli)